Giovinette: le calciatrici che sfidarono il Duce
La storia della prima squadra di calcio femminile italiana in un romanzo
Rosetta, Marta e Giovanna Boccalini sono tre sorelle che, insieme ad alcune amiche, fanno qualcosa che mai nessuno aveva fatto prima in Italia: fondano la prima squadra di calcio femminile della storia. Succede a Milano nel 1933, e il nome che si danno è Gruppo Calciatrici Milanesi.
Questo gruppo di ragazze, tra i 15 e i 20 anni, vuole solamente praticare uno sport e lo sport che vuole praticare è il calcio. Con un entusiasmo contagioso e una determinazione invidiabile, trovano un luogo dove allenarsi e un allenatore che le alleni, quindi si allenano con costanza e scrivono ai quotidiani e giornali sportivi dell’epoca per farsi conoscere.
Purtroppo la loro squadra, il Gruppo Calciatrici Milanesi, e il loro sogno, quello di giocare a calcio, ha vita breve: circa un anno. Rosetta, Marta e Giovanna non riescono a vincere contro due avversarsi troppo forti: il fascismo e il pregiudizio culturale.
Il regime fascista non accetta, infatti, che le donne giochino a calcio. Nonostante le ragazze del Gruppo Calciatrici Milanesi ottengano inizialmente il benestare sia da un medico del Regime che rilascia un certificato dichiarante che giocare a calcio non avrebbe danneggiato il loro corpo né preclusa la possibilità di procreare e nonostante l’autorizzazione da parte del Presidente della FIGC, dopo pochi mesi arriva il contrordine: un comunicato da parte del Capo dell’Ufficio Sportivo Italiano vieta l’organizzazione di tornei e campionati di calcio femminile su tutto il territorio italiano. Così il Gruppo Calciatrici Milanesi è costretto a sciogliersi.
Il secondo avversario che queste prime calciatrici italiane devono affrontare è il pregiudizio culturale. La maggior parte delle persone che vengono a sapere del Gruppo Calciatrici Milanesi, compresa la stampa dell’epoca, ha un atteggiamento denigratorio, di scerno, a volte offensivo, nei loro confronti. Secondo queste persone le donne non devono giocare a calcio e se lo fanno sono semplicemente ridicole.
Il Gruppo Calciatrici Milanesi non esiste più, ma qualcosa di loro è rimasto. Grazie al libro che ha fatto conoscere alla città di Milano, e non solo, la loro storia, l’Amministrazione Comunale ha deciso di dedicare a queste ragazze una strada: Via Calciatrici del ’33, inaugurata dal Sindaco Umberto Sala nel 2021.
C’è anche un romanzo che parla di loro: Giovinette – Le calciatrici che sfidarono il Duce, scritto da Federica Seneghini; in coda un saggio di Marco Giani, storico e insegnante, che analizza quello che è successo dopo il 1933 e come si è evoluto il calcio femminile fino ai giorni d’oggi, da un punto di vista storico-culturale. Un aspetto interessante che viene affrontato è questo: la percezione che si ha di qualcosa spesso dipende dal luogo in cui si vive, dal contesto in cui si cresce. Cioè? Ancora oggi, in Italia, il calcio è considerato, da moltissime persone, uno sport maschile, da duri (qualsiasi cosa questo voglia dire). In Australia o negli Stati Uniti succede il contrario: il calcio è considerato uno sport femminile, da fighette (qualsiasi cosa questo voglia dire).
Giovinette è dunque un romanzo cha parla di sport, ma, come spesso succede con i romanzi che parlano di sport, è un romanzo che parla anche di molto altro: di una storia vera, di amicizia, di fascismo e di vita quotidiano durante il fascismo, di conquiste e di fallimenti nel tentativo appassionato di realizzare un sogno…
- Il romanzo
- La via intitolata
- La stampa dell'epoca