L’intramontabile fascino dell’arte fotografica
Intervista ad Arcangelo Piai
Tempi difficili per la fotografia… o forse no?
Ne abbiamo parlato con Arcangelo Piai, fotografo professionista dal 1989, che ha fatto della dedizione la sua cifra stilistica, non solo nel lavoro, ma anche in progetti personali, pubblicazioni, mostre e docenze. Rappresentato dalla storica agenzia italiana Simephoto e da 4Corners Images in Gran Bretagna, dal 2021 gli è stata riconosciuta la certificazione europea QEP (Qualified European Photographer) che premia l’eccellenza dei migliori fotografi europei, mentre da marzo 2023 ha ricevuto dalla Regione Veneto il titolo di Maestro Artigiano.
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Buongiorno Arcangelo, grazie per questo dialogo.
Inizio dalla “domanda delle domande”: fotografo si nasce o si diventa?
Mi considero fortunato, avevo 14 anni quando ho iniziato ad appassionarmi alla fotografia, a 23 sono diventato fotografo professionista, e dopo quasi 35 anni di attività continuo a vivere e ad appassionarmi del lavoro che ho sempre voluto fare. Mi riconosco nella frase di Henry Cartier Bresson:“Ci sono quelli che inventano e quelli che scoprono. Sono mondi del tutto diversi. Anche in fotografia ci sono questi due aspetti. Io mi interesso soltanto a quelli che scoprono; mi sento solidale con quelli che vanno alla scoperta”. Ognuno di noi, probabilmente, nasce con la predisposizione a qualcosa, ma sono convinto che questa debba essere guidata e alimentata. In fotografia bisogna essere curiosi di tutto, le idee non vengono da sole, è necessario leggere, ascoltare, vedere, capire, perché noi fotografiamo quello che siamo. A me capita spesso di essere attratto da una situazione, perché mi ricorda una scena di un film o la pagina di un romanzo. Poi, oltre a questo, ci vuole una grande passione, tanta tenacia e una giusta dose di umiltà, per trovare sempre la voglia di crescere, imparare e mettersi in discussione. Infine, la tecnica, che si acquisisce con impegno e costanza, ma che non deve prevalere. La fotografia per me non deve essere ostentazione delle proprie abilità, ma deve comunicare e essere utile. Sapere, ad esempio, che le mie foto di paesaggio hanno dato un importante contributo alla promozione a Territorio Unesco delle Colline del Conegliano Valdobbiadene, mi riempie di orgoglio. Ed è con questo spirito, quello di continuare a capire come essere più efficace nel produrre immagini che possano comunicare ed essere utili, che svolgo la mia attività.
Cosa “vede” quando fotografa le colline di Conegliano e Valdobbiadene e quale messaggio vuole trasmettere?
La consapevolezza di vivere in un luogo straordinario, la bellezza e la sorpresa di scoprire sempre qualcosa di nuovo, un aspetto che non avevo notato, e… la mia infanzia in campagna, quello che ho ascoltato da chi ci vive e lavora, e la voglia di realizzare qualcosa che sia “interessante”. Spero che le mie immagini servano ad aumentare la consapevolezza di dover custodire nel migliore dei modi questa bellezza. La mia documentazione nelle Colline Unesco è il risultato di oltre dieci anni di lavoro, e sta ancora continuando, perché trovo sempre nuove immagini e nuove storie da raccontare.
Cosa consiglia a chi si vuole approcciare alla fotografia, in un’epoca in cui tutti hanno il telefonino in tasca o con l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella creazione delle immagini?
Dobbiamo imparare a cogliere quello che vediamo con la nostra testa e con le nostre emozioni, non importa il mezzo usato. Nel prossimo futuro sarà sempre più importante sapere “cosa vogliamo dire” più di “come dirlo”. Poi certo, per esigenze professionali si devono usare le attrezzature più adeguate e avere una certa conoscenza tecnica, ma l’istinto, che ci fa fotografare una scena o un’altra, lo dobbiamo allenare, non basta scaricare un’app, essere il semplice esecutore sarà limitante. Il fotografo dovrà saper proporre e progettare i suoi lavori, perché la capacità di vedere in modo fotografico e con un proprio stile ben definito sarà fondamentale per fare quello che io considero uno dei lavori più belli e affascinanti.
In merito all’intelligenza artificiale sto ancora cercando di capire, certamente sarà una rivoluzione importante, come il passaggio dalla fotografia analogica al digitale, ma conteranno sempre più le idee e cosa vogliamo dire. Dovremo anche imparare sempre più che un’immagine non è la rappresentazione della realtà, ma l’interpretazione che ne fa l’autore… Ma questa è una storia vecchia come la fotografia, il suo uso “improprio” è stato da sempre praticato, il fotomontaggio a fini propagandistici esiste da molto prima di Photoshop, e comunque basta cambiare il punto di vista e l’inquadratura per raccontare una cosa completamente diversa.
Quali progetti ha in essere che può annunciarci?
Continuo a documentare alcuni aspetti del territorio, nel poco tempo disponibile, e a riprendere le Colline con il drone per produrre una serie di immagini che possano raccontarle meglio e da un punto di vista ancora insolito. Infine, ci sono due progetti che saranno presentati nei prossimi mesi, uno sul Lavoro Industriale e uno sul Paesaggio, ma non posso anticipare ancora niente.
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Grazie per i tanti spunti e le ispirazioni; di questi tempi, offrono un respiro per chi guarda con preoccupazione all’arte fotografica: se fatta di dedizione si può augurare, con sollievo, lunga vita a lei!
Ringraziamo Arcangelo Piai per la gentile concessione di queste foto.