La mia vita a bracciate
Nella fantasmagorica estate dello sport italiano, quest’anno grandi soddisfazioni ce le ha regalate Antonio Fantin, ventenne di Bibione, che alle Paralimpiadi di Tokyo è salito ben cinque volte sul podio, confermando il record del mondo sui 100 metri stile libero.
C’è tanto allenamento dietro queste vittorie, e una maturità fuori dal comune, quella di chi prende a bracciate la vita, trasformando di volta in volta i limiti in opportunità, e resta, come dice lui, “un ragazzo come tutti gli altri”.
La sua storia è contenuta in un’ampia intervista che abbiamo pubblicato in edizione cartacea (QualBuonVento n°12). Qui vi presentiamo un estratto, con un messaggio ben augurante che ciascuno di noi può fare suo attraverso l’esempio positivo di questo giovane campione.
Se si cerca il tuo nome su Google, compare sempre una parola: oro. Ma chi c’è dietro “il nuotatore d’oro”? Chi è Antonio?
Sono un ragazzo di 20 anni, come tanti, o meglio, come tutti i miei coetanei, con tanti obiettivi, tanti sogni da raggiungere e tante aspirazioni. Sicuramente dietro un atleta c’è sempre una persona con tutte le sue difficoltà, perché tutto il percorso – non mi riferisco solo allo sport, ma alla vita di tutti i giorni – non è solo successi, gioie, soddisfazioni, ma è anche momenti difficili nei quali occorre saper reagire e ripartire; in quei momenti anche Antonio, anche quel nuotatore spesso associato alla parola oro, deve saper affidarsi a delle persone che sono, dal punto di vista soprattutto umano, molto vicine a lui, quindi la mia famiglia e i miei amici e anche naturalmente le figure tecniche e professionali. Ma prima di tutto, centrerei la domanda rispondendo così: Antonio è un ragazzo come tutti gli altri.
Com’è nata la tua passione per l’acqua?
Diciamo che è una passione arrivata molto più tardi rispetto a quando ho iniziato a nuotare. Ho iniziato a nuotare per riabilitazione, perché all’età di tre anni e mezzo sono stato colpito da una MAV (Malformazione Artro-Venosa) e dopo un delicato intervento chirurgico è stato consigliato ai miei genitori di mettermi in acqua per cercare di recuperare tutto quello che si poteva recuperare, dato che ero molto piccolo. La riabilitazione in acqua ci ha dato modo di lavorare molto, recuperando il più possibile. Ma la passione è venuta dopo, tanto che io, all’inizio, non volevo neppure entrare in acqua! Quando ho cominciato a condividere il nuoto con i miei amici d’infanzia, allora in quel momento è nata la passione insieme alla motivazione a nuotare e a continuare a fare tante rinunce, ma soprattutto a fare un percorso condiviso.
Dalla riabilitazione ai trionfi in piscina. Com’è successo?
È stata una storia incredibile, e ogni volta che mi guardo indietro rimango stupito di tutto il percorso e di tutti i successi che quell’Antonio bambino ha costruito, permettendo all’Antonio ragazzo, l’Antonio di oggi, di raccogliere i frutti. Posso dire che tutto si basa, e si è sempre basato, sul lavoro, che talvolta comporta delle rinunce, mai sacrifici ma piuttosto scelte, e sulla costanza. Determinante è stato il coraggio di buttarmi, ma anche il coraggio di altre persone, che hanno creduto in me. È stato un percorso bello, incredibile, anche se non sono mancati i momenti difficili, anzi il percorso stesso è partito da un momento difficile. Diciamo che la mia storia non è solo mia, ma è un messaggio per tanti ragazzi con una disabilità o che vivono delle difficoltà: è sempre possibile vedere una difficoltà come un’opportunità, quindi ripartire anche dopo la più grande e rovinosa caduta.
Come ci si riesce? Qual è il segreto?
Più grande è la difficoltà nel raggiungere un obiettivo, più grande sarà la soddisfazione nell’averla raggiunta. Per me è così sia nello sport che nella vita in generale. Più grande è la difficoltà più grande è l’opportunità. Parlo per esperienza, perché all’età di tre anni e mezzo sembrava che il mondo mi fosse crollato addosso, però ho saputo – anzi, abbiamo saputo, perché un percorso non si costruisce mai da soli, ma per vincere veramente è importante la condivisione di un progetto! – rialzarci e ricostruire dalle macerie un nuovo futuro che oggi è il presente e che si proietta già nei prossimi anni. È quindi importante avere sempre quella motivazione, o meglio quella mentalità, che ti permette di trasformare una difficoltà in opportunità. La mentalità è un po’ come la prospettiva per chi guarda un oggetto: quando guardi un oggetto, questo cambia, o meglio alcune sue caratteristiche appaiono in modo differente, a seconda del punto di vista dal quale lo si guarda; e così è la mentalità, che è un po’ la prospettiva sulla nostra vita: guardare con una mentalità differente un ostacolo, che può essere una sfida o una difficoltà della nostra vita, la rende un trampolino dal quale lanciarsi, dal quale tuffarsi verso un nuovo mondo, nuove scoperte, sì, anche nuove difficoltà, ma soprattutto tante soddisfazioni.
Qual è, per te, la vittoria più grande?
La mia vittoria più grande non è l’oro o comunque le cinque medaglie di Tokyo. Quelle sono solamente una tappa del mio percorso sportivo che, certo, ha cambiato la mia storia come atleta e forse anche come persona, ma non è questa la mia vittoria più grande. La mia vittoria più grande è ogni giorno di allenamento, quando mi metto in gioco con me stesso, affronto i miei limiti e cerco di superarli, quando affronto quell’avversario che è il tempo. Spesso ci sfugge, ma se impariamo a conoscerlo bene, il tempo è in realtà il nostro più grande alleato: è la nostra stessa vita. Imparare a gestire il tempo che ho a disposizione, ottimizzarlo anche nei momenti in cui gli impegni sono molti, mi permette di valorizzare me stesso e le persone che sono vicino a me, mai dietro a me! È importante essere accompagnati – non essere seguiti! – in un viaggio. Ogni persona ha la sua importanza, ogni persona ha il suo ruolo, nessuno è più importante dell’altro. L’atleta, l’allenatore, il fisioterapista, chi mi segue in palestra, tutti sono importanti e fondamentali per la costruzione della performance. Quindi, più in generale, la mia vittoria più grande è quella di alzarmi ogni mattina con il sorriso e affrontare una nuova giornata con tanti nuovi obiettivi da raggiungere.
- Foto: BizziCip