Sognare in grande
The Economy of Francesco: un patto per un mondo migliore
“Le conseguenze delle nostre azioni e decisioni vi toccheranno in prima persona, pertanto non potete rimanere fuori dai luoghi in cui si genera, non dico il vostro futuro, ma il vostro presente. Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra”.
Con queste parole papa Francesco si rivolge ai giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo che hanno raccolto il suo invito a pensare e praticare un’economia diversa e, lo scorso novembre, ad Assisi – luogo simbolo di un umanesimo della fraternità – hanno siglato un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani nello spirito di San Francesco, quindi nel segno della giustizia, della fraternità, della sostenibilità e di un nuovo protagonismo che veda coinvolto anche chi oggi è escluso.
Nasce così The economy of Francesco, il più vasto movimento internazionale di giovani economisti e imprenditori (under 35), che da semplici invitati, ora, nei vari appuntamenti dedicati, stanno diventando protagonisti, dimostrando senso di responsabilità, idee innovative e una capacità di dialogo che attraversa ogni diversità e confine. La risposta corale all’iniziativa – oltre 2000 giovani che si muovono e vivono in tutto il mondo per una economia più giusta, inclusiva e sostenibile – attesta che qualcosa sta già cambiando, e questo apre alla speranza. I problemi più complessi del mondo attuale hanno bisogno della creatività e dell’amore di questi giovani, che, come artigiani di futuro, stanno ripensando i paradigmi del nostro tempo alla luce dell’esempio di San Francesco ed esplorando con coraggio alternative possibili per il Bene Comune.
Francesco Polo, ventinovenne di Conegliano (TV), è uno dei giovani volti dell’Economia di Francesco. Laureato in Economia all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, ora è analista per una società di gestione e recupero crediti. Impegnato sul fronte politico e sociale, Francesco, già direttore del Centro Culturale Humanitas, quest’anno non si è ricandidato alle amministrative della sua città per accogliere un nuovo impegnativo incarico affidatogli dal vescovo della diocesi di Vittorio Veneto come direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del creato.
Perché hai deciso di aderire a The Economy of Francesco?
L’invito del papa è a ridare anima all’economia. Cosa significa?
Il pensiero cattolico, in particolar modo con la Dottrina Sociale della Chiesa, ha molto da affermare in questo campo aggiungendo non solo il sapere tecnico ma l’orizzonte della promozione integrale della persona umana. Con un’economia a servizio dell’uomo (e non viceversa) è evidente che il centro è lo sviluppo umano integrale dove certamente trova spazio l’importante sviluppo economico, ma non lo esaurisce, dovendo contemperare anche lo sviluppo sociale e spirituale. Ecco che si aggiunge un tassello al significato di dare anima all’economia: è ristabilire un corretto equilibrio fra sapere tecnico e sapienza umana – entrambi fondamentali, nessuno da solo sufficiente.
Al cuore del pensiero di Francesco c’è l’ecologia integrale, perché tutto è connesso. Ciò presuppone un’apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte e ci collegano con l’essenza dell’umano. In questa prospettiva, se parliamo di economia, prima quasi dei numeri, vien fuori l’amore… Che portata ha tutto questo?
Si evince come la vera sfida dei nostri tempi per valorizzare la ricchezza di cui disponiamo non è quella di demonizzare il mercato, ma facilitare quanti più uomini liberi e forti possano avviare processi di umanizzazione dell’economia, della sua progressiva civilizzazione. L’uomo a servizio dell’economia, non l’economia a servizio dell’uomo, sintetizzerebbe papa Francesco.
A più di due anni di distanza dal lancio dell’iniziativa, quali sono stati i passi compiuti?
Economy of Francesco ha avviato tanti processi nelle varie comunità di riferimento. Per quanto concerne il mio coinvolgimento, rimango attivo principalmente su tre fronti:
1) L’adesione al villaggio internazionale di EoF chiamato Policy and Happiness (Politiche e Felicità Pubblica) dove, all’interno di un sottogruppo di quindici ragazzi da tutto il mondo, stiamo elaborando una proposta di Inclusive Mapping (mappatura inclusiva). Abbiamo fatto il primo esperimento sociale e partecipativo ad Assisi lo scorso 2 ottobre 2021. L’idea di fondo è che la modalità in cui le storie dei luoghi vengono narrate vanno ad influenzare lo sviluppo degli stessi. La mappatura inclusiva mira allora ad accelerare le storie di unità contrariamente da quelle tradizionali di divisione che le mappe di per sé tendono a rappresentare. Mappare chi voce non ne ha, rendere visibile chi risulta invisibile è lo scopo della mappatura inclusiva. Comprendere che, se c’è qualcosa, nelle comunità, che crea felicità pubblica, questo deve essere mappato, ascoltato, potenziato. Non ci si può limitare a sperare che le cose vadano meglio, bisogna attrezzarsi, valorizzare, “organizzare la speranza” per scomodare don Tonino Bello.
2) La creazione di EoF TVVVE. Terminata la tre giorni online di EoF del 2020, grazie anche al forte richiamo di papa Francesco di essere braccia operose nelle nostre realtà territoriali, noi cinque giovani partecipanti delle diocesi di Venezia (Alberto Serena e Lucia Campo), Treviso (Ludovica Montesanto e Alessandro Sacco) e Vittorio Veneto (Tommaso Cuzzolin e Francesco Polo) ci siamo coordinati per la creazione del gruppo locale e stiamo collaborando con diverse realtà locali, come ad esempio il pensatoio socio-politico di Zero Branco e Quinto di Treviso, gli Scout di Scorzè/Istrana, la Pastorale Sociale delle varie Diocesi e l’associazione Partecipare il Presente di Treviso. L’idea di fondo è quella, infatti, di non “inscatolarci” in una nostra associazione, ma di collaborare con quante più realtà già esistenti e attive sul nostro territorio.
3) La partecipazione e organizzazione degli eventi e iniziative di EoF Italia
È notevole che il papa scelga di accogliere il pensiero dei giovani in un programma di rinnovamento. E la risposta dei giovani è stata sorprendente. Diversi volti, diverse storie, diverse culture, un sogno comune. Com’è stato confrontarsi con altri giovani, prima in collegamento streaming poi finalmente anche di persona? Cosa ti hanno lasciato quegli incontri?
Certamente l’emozione più grande l’ho vissuta il 2 ottobre, finalmente in presenza, sebbene limitatamente ai partecipanti italiani. Tanti volti erano conosciuti solo tramite i nostri mezzi di comunicazione e il poterli incontrare ha reso più saldi i legami. Siamo consapevoli di aver avviato un processo, non vogliamo necessariamente occupare uno spazio; la scelta di Papa Francesco credo sia motivata da queste sue parole consegnateci in chiusura il 2 ottobre 2021: “Voi non siete il futuro, voi siete il presente. Un altro presente. Il mondo ha bisogno del vostro coraggio, ora”.
Quali sono i prossimi appuntamenti di The Economy of Francesco?
I prossimi appuntamenti sono nelle comunità locali e grazie all’impegno di ognuno di noi con le nostre connessioni. Vista l’incertezza di questi nostri tempi, non è ancora stata fissata una data per il prossimo incontro. La direzione è quella di riuscire finalmente a fare, probabilmente nell’autunno 2022, l’incontro internazionale in presenza ad Assisi di noi giovani con Papa Francesco. Attendiamo con gioia la possibilità di incontrarlo e poter raccontare i tre anni di relazioni, cooperazioni e scambi culturali nella speranza che tutto ciò possa avvenire il più presto possibile.
Oggi si parla tanto di ripartenza. Questo tempo profondamente ferito dall’emergenza globale può essere davvero l’occasione per dare forma al sogno di un mondo migliore. Tu credi che ripartire su nuove basi sia possibile?
Deve esserlo e per certi versi lo è già, poiché una discontinuità è stata creata. Diffido un po’ dal vedere tutto come ripartenza, quello che certamente posso dire è che tutto non può essere come prima. Allo stesso modo non credo, come la storia testimonia, che la ripartenza sia come accendere o spegnere un interruttore. Sta a noi tutti e, in particolar modo a chi ha responsabilità di potere, riuscire a facilitare quei processi sopra citati che permettano di dare forma al sogno di un mondo migliore. Le nuove basi ci sono: sono nei nostri territori attraverso tante buone pratiche, sono nei nostri cuori con l’amore che diamo a nostri cari; è necessario sprigionarle, darne voce anche nel dibattito pubblico, nell’incontro col prossimo, nel coraggio delle scelte.
- Francesco Polo