Una fedeltà provata
(La Valle dei Falsi Amanti)
E se non fosse ancora conquistata, / la Valle dei Falsi Amanti di Morgana, / la conquisterei io per Lancillotto / perché io sono un amante leale / com’è la bianchezza per l’ermellino…
(Mare amoroso, poema toscano-lucchese del XIII secolo)
Si sa per Lancillotto, amante di una regina, è meglio restare lontano dalla Valle dei Falsi Amanti, ma per il nostro poeta, certo dell’amore per la sua dama, non vi è alcun timore. Sa, infatti, che il suo affetto è puro come il manto bianco dell’ermellino e noi, da buoni lettori, siamo disposti a credergli, ma ci interroghiamo: dove si trova, dunque, la Valle dei Falsi Amanti? Secondo alcuni essa sarebbe la foresta di Paimpont, nel cuore della Bretagna, non lontano da Rennes, ma per il nostro poeta essa doveva trovarsi sperduta da qualche parte nell’Appennino, forse in Garfagnana, forse altrove… In ogni caso sappiamo che non è raro vedere gli spazi della penisola diventare scenario per le avventure dei cavalieri della tavola rotonda.
Quella della Valle dei Falsi Amanti, è forse una delle avventure più importanti di tutto il ciclo arturiano, perché questo luogo è un vero e proprio grattacapo per tutti i cavalieri. Si tratta infatti di uno spazio temibile, noto anche come la Valle del Non Ritorno, creato dalla fata Morgana, dopo la triste avventura con il cavaliere Guiomar, signore di Avalon.
Delusa e ferita dal tradimento del suo amante, la Signora, come viene chiamata Morgana, crea nella magica foresta di Brocéliande, la Valle del Non Ritorno. Questo luogo si vuole come un tranello per tutti i cavalieri infedeli alle loro dame.
Chiunque abbia commesso infedeltà e vi si avventura non riuscirà a dare ritorno, a meno che non ritrovi la sincerità del suo amore.
Purtroppo quante cose cambiano in un rapporto con il tempo! “Una luce così pura brilla nei vostri occhi, diletti sposi novelli, e manifesta a tutti gli sguardi la gioia santa che inonda i vostri cuori, la letizia di esservi donati l’uno all’altra per sempre”, scriveva Pio XII in una omelia a dei giovani sposi. Cosi seguendo le parole del vecchio pontefice, la Valle dei Falsi Amanti diviene un po’ l’immagine di quel “patto violato, rinnegato, lacerato, che tuttavia non allenta la sua stretta”. In questa valle Morgana vuole insegnare agli amanti infedeli l’esperienza che forse essa stessa aveva vissuto con Guiomar: “Passa la stagione dell’attrazione e le manchevolezze non tardano ad apparire, le disparità di carattere a farsi vive, ad accrescersi, forse anche la povertà intellettuale a rendersi più palese. I fuochi d’artifizio sono spenti, l’amore cieco apre gli occhi, resta deluso. Allora per l’amore vero e fedele è l’inizio del cimento, e al tempo stesso del suo incanto. Non cieco, ben si accorge di ognuna di queste manchevolezze, ma le prende con affettuosa pazienza, cosciente com’è dei suoi propri difetti: più chiaroveggente ancora, si avanza a scoprire ed apprezzare, sotto la scorza volgare, le qualità di giudizio, di buon senso, di solida pietà, ricchi tesori oscuramente nascosti un tempo. Sollecito a mettere in piena luce e in valore questi doni e queste virtù dello spirito, è non meno abile e vigile a dissimulare agli occhi altrui le lacune e le ombre dell’intelligenza o del sapere, le bizzarrie o le asprezze del carattere. Alle espressioni erronee o inopportune sa cercare una interpretazione benigna e favorevole ed è sempre lieto di ritrovarne qualcuna. Eccolo pronto a vedere ciò che accomuna ed unisce, e non ciò che divide, a rettificare qualche errore o dissipare qualche illusione, con tanto buona grazia, che non urta né offende giammai. Lungi dal far mostra della sua superiorità, la sua delicatezza interroga e chiede il consiglio dell’altra parte, lasciando apparire che se ha alcunché da dare, gode anche di ricevere”. Così facendo sue le parole di questo vecchio papa, Morgana apprende ai cavalieri i propri limiti e l’accoglienza di sé e dell’altro nell’amore e nella fedeltà.