Giovani, rete e linguaggi: quale futuro?
Internet e le sue evoluzioni rappresentano una nuova dimensione della vita o confermano i timori di chi li vede come una deviazione per i più giovani?
Certamente i dati non sono tranquillizzanti se la nostra mentalità è più ancorata al reale che al virtuale: secondo una ricerca di Corecom Lombardia, nei giovani l’utilizzo di internet è aumentato del 4% e, se scendiamo nel dettaglio alla voce “social network”, arriviamo ben al +80%. Ulteriori risultati recenti sono quelli raccolti dall’Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli adolescenti, condotto da Maura Manca, psicoterapeuta e direttrice di AdoleScienza.it. Su un campione composto da circa 7.000 adolescenti di tra i 13 ei 18 anni, dal Nord al Sud Italia, è emerso come il 95% degli adolescenti abbia almeno un profilo sui social network, ma possono arrivare anche alla gestione parallela di 5-6 profili e di 2-3 App di messaggistica istantanea.
L’accesso alla rete è diventato ormai continuativo e difatti il tempo passato, in media, da ragazze e ragazzi sui loro dispositivi portatili è ben di 7 ore. Molto si deve anche, ancora, al periodo pandemico, che ha segnato un’impennata nella ricerca di connessioni e soprattutto nel farle percepire come positive. Questi risultati ci fanno comprendere fin da subito una urgenza, che non è quella di urlare al disastro sociale o culturale, bensì quella di prendere atto che avanzano nuovi canali e con essi nuovi linguaggi. Non ci riferiamo qui a linguaggi quale lo slang, bensì, in senso lato, a nuovi strumenti attraverso cui i nostri e le nostre giovani conoscono il mondo. Se vogliamo che conoscano anche quei valori, le storie, la civiltà di cui chi fa parte delle generazioni più grandi si erge a paladino, è bene che questi si affrettino a vivere i nuovi ambienti. Difatti, un uso consapevole e guidato delle tecnologie può portare a benefici in termini di apprendimento e consapevolezza.
Certo gli effetti negativi sono ancora più chiassosi, soprattutto in termini di cyberbullismo che, spesso tramite testi o vocali, si insinua subdolamente nelle vite degli adolescenti, in un periodo della vita già di per sé complesso, a metà tra il mettere in atto quanto appreso da piccoli e comprendere cosa apprendere da soli. La rete e i social, in particolare, diventano una sorta di debutto in società, che avviene ad età sempre minori, a cui sta ancora ai più grandi preparare il terreno. Come? Se da un lato non è possibile, fisiologico, stare al passo con le novità digitali e gli stessi adolescenti, rimane una certezza: mostrarsi quale riferimento pronto all’ascolto e non giudicante, rappresenta non la salvezza, ma di sicuro una porta aperta in alternativa ad alcuni abissi che la combinazione di età, fragilità e ricerca di autonomia, in un contesto sociale diverso da quello famigliare, può far rendere rischiosa. Purtroppo, dalle ricerche già citate, è emerso anche che il 94% dei genitori non controlla il cellulare dei figli o i movimenti che fanno nella Rete, quindi ben si comprende il panico che può attanagliare gli adulti. Nella corsa al riparo, per chi non volesse arrivare troppo tardi, c’è un riferimento che è opportuno segnalare: il Social Warning – Movimento Etico Digitale è una rete di formatori-volontari che si è posta l’obiettivo di sensibilizzare sulle potenzialità e i rischi del web genitori e ragazzi. Attivo dal 2018, compie diverse indagini e si rende disponibile per interventi nelle scuole e non solo. Il sito web è socialwarning.it : non ci sono decisamente scuse per non provare a mettersi al passo con i giovani e i loro ambienti digitali che avanzano così velocemente.