Con il vento gentile in poppa! (Parte I)
Intervista a Guido Stratta, (primo) Imprenditore della Gentilezza
«Non mi chiamate più Direttore del Personale del Gruppo Enel, ma Scalda Cuori». Esordisce così Guido Stratta in un webinar organizzato dall’Associazione “Cor et Amor” nell’ambito del Progetto Nazionale Costruiamo Gentilezza. L’affermazione mi cattura. Seguo e prendo appunti. Si va controcorrente: la fabbrica non esiste più, ci sono persone e relazioni; meno imposizioni più motivazioni; l’attenzione non è rivolta solo al risultato ma anche alle emozioni, alle vocazioni; non più rigidi schemi ma circolazione di idee. E il cuore (davvero) si scalda. Chiuso il collegamento, cerco di avere il suo contatto, per rivolgergli personalmente alcune domande. Guido Stratta, gentilmente, mi risponde. A patto che gli dia del “tu”.
Con il tuo libro Ri-evoluzione. Il potere della leadership gentile ti fai pioniere di un nuovo approccio imprenditoriale all’insegna della Gentilezza. Perché è importante introdurre la Gentilezza nel mondo del lavoro?
Il 21 giugno 2021, con il “contratto viola”, nasce una nuova figura sociale e tu sei stato nominato 1° Imprenditore della Gentilezza. Cosa vuol dire esattamente?
Questa è la prima mossa, che io poi vorrei estendere ai prodotti gentili. Un’impresa deve avere un rapporto “gentile” con l’interno, ma anche i suoi prodotti e i suoi servizi devono essere “gentili”, che vuol dire: rispettare il cliente, dare quello che si promette, gestire un reclamo in maniera garbata e onesta, chiarire i dubbi; anche qui si andrò a certificare la Gentilezza con una survey dei clienti.
Come si riconosce l’Imprenditore Gentile? Da quali caratteristiche?
L’imprenditore gentile sostanzialmente ha questi tratti: 1) crea la possibilità per l’individuo di esprimersi prima di ricevere un’indicazione, quindi fa domande prima di dare risposte; 2) Si occupa delle vocazioni delle persone, quindi chiede quale futuro vorrebbero sviluppare della propria persona; 3) ha gratitudine per il team, dimostra vulnerabilità e sa perdonare qualcuno dopo un conflitto che è avvenuto. L’ultimo tratto è non preoccuparsi se non lo è: essere gentili è un processo. Io combatto l’idea della gentilezza come biologia, come attitudine innata, che diventa alibi (o ce l’ho o non ce l’ho). Ne parlo piuttosto come di un allenamento alla relazione, un allenamento all’avvicinamento della diversità. È difficile, ma tutti si devono allenare. L’Imprenditore della Gentilezza si assume quindi l’impegno ad allenarsi verso un miglioramento. E nessun deve dire “non sono Gandhi e non lo diventerò mai”. Ognuno deve fare un metro in più verso gli altri partendo dalla propria posizione.
Come possono stare insieme leadership e gentilezza?
È la mia sfida. Perché la ridefinizione della leadership, per me, è fondata di nuovo sulla figura del triangolo e sui tre vertici: dare direzione, gestire emozioni, creare senso. Questa è la leadership, che sta ovunque – in uno stagista, in un impiegato, in un manager… – è distribuita, e te la devono misurare gli altri: chi in quel momento sa dare direzione, gestire emozioni e creare il senso di quello che accade è, proprio in quel momento, il leader. Non si è leader per sempre. Si è leader nel qui e ora, con gli altri che ti seguono perché li hai fatti entusiasmare. Questo dà molto fastidio ai miei colleghi, perché credono che una volta che sei diventato “qualcuno” te lo porti via per sempre. No. Ogni ora devi essere all’altezza di quello che transitoriamente ti è stato attribuito.
E pensare che l’essere gentile vien preso comunemente per un segnale di debolezza! Da quello che dici è proprio il contrario…
Continua…
- Guido Stratta