Non uccidere
...una scia per la felicità...
Molto importante questo “comandamento” verso il quale la maggior parte delle persone si sente naturalmente esclusa: Io non ho ucciso nessuno! Purtroppo invece nella lettura che ho interpretato molti di voi dovranno ricredersi, pur essendo fino ad ora inconsapevoli.
Tutti conosciamo il proverbio che dice “ne uccide più la lingua che la spada”, ma certamente in pochi hanno riflettuto sul suo significato. Si può pensare che si uccide offendendo una persona, ma anche qui pochi sono consapevoli di questa grande importanza o comunque la persona che offende, sente di avere ragione. Ancora più importante ma poco considerata è l’influenza che i media infliggono alle persone. Ogni comunicazione effettuata attraverso televisione, radio o social ha la capacità di deviare il pensiero, l’idea, la conoscenza delle persone che, a torto, credono a tutto ciò che viene comunicato. Molto spesso, infatti, siamo portati a non credere a ciò che dice la persona che più ci ama e ci vive accanto, a favore invece di quello che ci viene comunicato meccanicamente da una persona che in un video o attraverso un giornale ci comunica; non possiamo obiettare, chiarire, comunicare, non l’abbiamo mai conosciuta personalmente, non ci ama, però crediamo ed ascoltiamo ciò che ci dice come sacrosanta verità.
Vogliamo fare un accenno alla scuola? Molti di noi o molti dei nostri figli, sono incappati in insegnanti che per svariati motivi hanno influito nella crescita emotiva, psicologica, comportamentale, in quanto si è dato valore a ciò che veniva trasmesso, come una verità assoluta, che è un po’ come uccidere una parte profonda dello spirito di ciascuno. Certo il docente non si sente né colpevole, né responsabile, né intende fare del male, ma in un certo qual senso lui sta trasgredendo ad un’importante suggerimento di Dio: non uccidere…
Altro ambito che secondo la mia interpretazione sta contribuendo a tradire questo comandamento è paradossalmente la sanità. Noi ci rivolgiamo al medico per ogni nostro malanno fisico e diamo giusto credito a ciò che lui dice riguardo alla nostra salute. Quando però il medico diventa colui che decide e dà un termine alla vita di una persona, questo non è accettabile; nessuna figura medica ha il potere di decidere tramite una sentenza quando una persona morirà. Certamente voi direte che spesso è la verità, ma non viene preso in considerazione il potere della parola.
Cercherò ora di spiegare in parole più semplici il mio concetto. Quando una persona riceve un complimento o un apprezzamento, il cervello ha una reazione positiva, di compiacimento, di simpatia, di positività. Allo stesso modo una frase di offesa porta la nostra mente ad avere una reazione negativa nel pensiero, nell’atteggiamento, nella propria autostima e nell’apprezzare la persona che ha espresso la critica. Se tutto ciò lo trasferiamo nel campo della salute, succede spesso che un esame un medico porti a conoscenza del paziente un brutto male che lo colpisce, dando allo stesso una aspettativa di vita in base ai dati statistici. Fino a qui tutto sembra logico ma dal momento in cui si conosce un tale responso entra in circolo un meccanismo molto pericoloso e che spesso porta ragione al medico che così può arricchire il proprio curriculum vitae. Quello di cui non siamo consapevoli è che da quel momento diventiamo incoscienti alleati del medico. Il pensiero mentale dell’interessato, dei propri familiari e di quanti vengono portati a conoscenza è quello del dolore, della tristezza, del conto alla rovescia del tempo che passa e diventa sempre meno. Da parte di tutti si crea un pensiero collettivo che diventa denso fino ad essere materia che crea la realtà che ci si aspetta. La persona malcapitata passa a miglior vita ed il medico ha avuto ragione. Ma riguardo al comandamento non uccidere, quanto può sentirsi insieme a tutti coloro che gli stavano vicini, responsabile? Naturalmente, alla stessa maniera, ogni evento positivo, ogni traguardo raggiunto nella gioia e divulgato alla stessa maniera, intensifica ed arricchisce l’accaduto positivo, talvolta portando altri fatti positivi nella vita della stessa persona la quale viene giudicata “fortunata”.
In realtà non esiste la fortuna, esiste la capacità o la conoscenza di trovare il bello, il buono, il positivo in ogni situazione della vita, solo così l’universo ne darà di più.
Ricordate? L’universo non conosce il sì o il no ma risponde ad ogni nostra affermazione detta con convinzione.
So che molti non trarranno chiarezza da queste parole ma qualcuno certamente comprenderà e sarà più accorto nel proprio pensare e nel proprio parlare…
Quando Gesù dice che noi possiamo fare cose più grandi di Lui, intende dire che abbiamo tutti gli strumenti di cui ci ha dotati per far sì che questo sia realtà, prima però dobbiamo avere il coraggio di diventare realmente come bambini, pieni di umiltà, iniziando a portare la mente al cuore,d ove Lui dimora ed è Verità!