Un cervo che sa rendere grazie
Dieci grossi cervi si erano messi attorno a sant’Alice. La siccità quell’estate non lasciava tregua e i loro occhi
supplicanti domandavano cibo e acqua per loro e i loro cuccioli…
Dieci grossi cervi si erano messi attorno a sant’Alice. La siccità quell’estate non lasciava tregua e i loro occhi
supplicanti domandavano cibo e acqua per loro e i loro cuccioli. “Solo tu, o santa puoi aiutarci!”. “Andate
verso la base della montagna, là dove vi è più ombra!”. Alice passeggiando nel bosco, durante le sue lunghe
meditazioni, aveva notato che in quel punto la terra era rimasta bagnata e leggermente scura, un po’
smossa. Forse lì avrebbero potuto trovare qualcosa…Qualche giorno dopo durante la sua passeggiata serale vide in quel luogo numeroso impronte di cervi e poi, avanzando un poco lungo il sentiero, un bellissimo
esemplare di maschio incoronato da un trofeo di fiori. Inchinandosi l’animale, depose piedi della santa quel
trionfo di rose (Alice di Villich, monaca benedettina del X secolo).
Alice (Germania, 960-1015) era una monaca del monastero di Villich, presso Bonn. Questa breve storia ci
narra di un miracolo del tutto speciale: il rendimento di grazie di un grande cervo, che grazie al consiglio
della santa riuscì a trovare acqua per sé e per la sua cucciolata durante un’estate particolarmente secca, in
cui tutto il territorio attorno al monastero si era trovato in gravi difficoltà.
La santa durante le sue passeggiate in preghiera, aveva tenuto gli occhi ben aperti, osservando la natura, i
suoi cambiamenti, i piccoli segni di vita che ancora in quel difficile tempo potevano scorgersi qua e là, e
proprio dove l’ombra era più fitta aveva osservato che la terra era rimasta leggermente umida, forse
qualche traccia di rugiada, forse una vecchia pozzanghera sopravvissuta non si sa come, magari solo un po’
di fango, ma con la forza della speranza anche quel poco di rugiada avrebbe potuto sfamare quei cervi. Il
Signore non aveva d’altronde sfamato le folle con 5 pani e due pesci?
Quel che è molto interessante in questo piccolo racconto è però anche osservare che dei dieci grossi cervi,
uno solo torna indietro a ringraziare la santa. Lo, fa certo, con un gesto sontuoso e poetico, ma quel che
forse avrà stupito la santa è che solo lui è tornato a rendere grazie. Il racconto non si sofferma sulla
reazione di Alice. Forse gli altri non avranno trovato la pozza, forse non avranno saputo ricavare da
quell’umido il po’ d’acqua necessaria, oppure non avranno creduto alle parole della santa, non sappiamo.
Quel che solo siamo invitati a contemplare è il gesto d’amore e di gratitudine del cervo. Esso risulta
straordinario non tanto per la sua colorata e originale corona, quanto perché in un momento di siccità in
cui tutto il territorio stava soffrendo sotto i colpi dell’arsura, mostra la sua capacità a trovare delle rose e
dei fiori. Davvero quella corona è come la corona della fede, esso aveva creduto con semplicità alle parole
della monaca Alice e la sua corona testimonia che quel Signore che moltiplica i pani, aveva provveduto
anche al cervo. Era il simbolo di quella parola che dice: “Va, la tua fede ti ha salvato”!
Fra Alberto Maria Osenga
Monastero benedettino “SS. Trinità”, Dumenza (VA)