La santa dei gatti giocosi
L’Amore divino può servirsi anche dei nostri amici a quattro zampe per faci capire la sua tenerezza verso di noi…
Giuliana di Norwich (1342 – 1416) è stata un’importante mistica inglese e autrice del testo intitolato le “Rivelazioni del Divino Amore”. Visse come reclusa in una piccola cella presso la chiesa di Norwich, e all’età di 30 circa venne colpita da una grave malattia, durante la quale ebbe le visioni mistiche che ci narra nel libro delle Rivelazioni.
Quello che però mi interroga a proposito di Giuliana è perché nella sua iconografia è spesso rappresentata insieme a dei gatti. In effetti nelle opere d’arte o nelle illustrazioni che la rappresentano spesso vendiamo che un gatto le sta affianco, o sulle spalle come la pecora per il Buon Pastore….ma perché?
La leggenda narra in effetti che Giuliana, gravemente malata, ebbe una visione mistica della Passione di Cristo. Durante questa visione, le fu mostrato il lato oscuro della vita e del peccato umano, deve essere stato qualcosa di tremendo, ma ecco che di colpo le appare in visione un gattino che gioca. Si tratta come di un ritorno alla vita.
Dietro vi sta l’idea che la Resurrezione è comunque più forte di ogni male e sofferenza e l’immagine del gattino diventa allora il simbolo della consolazione divina e della gioia spirituale, che deriva proprio dalla croce di Cristo, che ha assunto su di sé la sofferenza del mondo.
Il gatto, animale noto per la sua agilità e vitalità, diventa un emblema della forza della vita che emerge anche nei momenti più bui. In questo modo, l’iconografia di Giuliana con il gatto non è solo un dettaglio pittoresco, ma un vero e proprio insegnamento spirituale, un riferimento tangibile alla speranza e alla consolazione divina che si possono trovare anche nei momenti di profonda tribolazione.
Mi sono anche chiesto se Giuliana avesse veramente un gatto, visto che non era raro per le recluse possedere degli animali, e se questa visione non fosse semplicemente l’uscita dalla dimensione mistica e l’ingresso nella vita reale, chiamata a riconoscere attraverso le sofferenze che stava attraversando i piccoli segni di bene che la circondavano.
Devo ammettere, che anche in questo modo la storia del gatto mi piace moltissimo, perché ci insegna che talvolta il bene può venire anche semplicemente dai nostri amici a quattro zampe. Ho immaginato allora un breve dialogo tra Giuliana e un suo amico, in cui le racconta il senso dell’esperienza vissuta:
Amico: Giuliana, cosa hai imparato dalle tue visioni mistico-religiose?
Giuliana: Oh, caro amico, ho visto la profondità dell’amore divino! Durante la mia malattia, ho sperimentato il lato oscuro della vita, ma alla fine fui consolata da una visione di un gatto giocoso.
Amico: Un gatto? Davvero?
Giuliana: Sì, Felicino il Gatto Consolatore mi ha portato gioia spirituale! Ha saltato su e giù con tale entusiasmo che ho capito che la consolazione divina può venire anche in forme inaspettate e pelose.
Amico: Beh, sembra che la tua visione sia stata davvero… felina!
Giuliana: Esattamente! Forse il Divino Amore ha un grande senso dell’umorismo e un debole per gli amici a quattro zampe!
Fra Alberto Maria Osenga
Monastero benedettino “SS. Trinità”, Dumenza (VA)