Consuelo Dametto e il nuoto pinnato
La giovane atleta trevigiana sul tetto del mondo in una disciplina ai più sconosciuta, eppure affascinante…
Se dico calcio, basket o pallavolo, ma anche atletica, equitazione o judo, è chiaro a cosa mi riferisco, non servono spiegazioni.
Di spiegazioni, invece, Consuelo Dametto, giovanissima, ne deve dar tante…
“…e tu che sport fai?”.
“nuoto pinnato”
La risposta spiazza.
Tra le specialità acquatiche, il nuoto pinnato è sicuramente quella meno conosciuta, ma, a conoscerla, non può che affascinare. Si tratta, infatti, di uno sport altamente spettacolare: pinne e boccaglio riescono a estremizzare le velocità esprimibili in acqua; a prima vista sono d’ingombro, eppure – assicurano i pinnatisti, e noi possiamo solo immaginare – dopo il tuffo, il peso si annulla e si diventa un tutt’uno con l’attrezzo, un corpo unico che scivola nell’acqua della piscina o del mare… e via, veloci come delfini!
Consuelo Dametto, 23 anni, originaria di Maserada sul Piave (TV), ha scelto questa disciplina, che l’ha portata a distinguersi nel panorama mondiale: al suo primo campionato mondiale in acque libere disputato in Colombia nel 2021 ha vinto l’Oro nella 3km, l’Argento nella 1km e il Bronzo nella staffetta 4x1km. Che non è stato solo un fortunato caso, l’ha dimostrato l’anno successivo (2022) ai campionati mondiali di Viverone (BI), conquistando di nuovo l’Oro nella 3km, e poi il Bronzo nella 1km e l’Oro nella staffetta 4x1km.
Curiosi, le abbiamo rivolto alcune domande.
Da quanto tempo di dedichi al nuoto pinnato?
Dopo aver praticato per tredici anni nuoto puro (dal 2005 al 2018), senza attrezzi, mi sono dedicata per puro gioco al nuoto pinnato. A febbraio del 2018 la mia allenatrice mi ha proposto questa nuova disciplina. All’inizio mi sembrava una sciocchezza, all’apparenza semplice, perché per avanzare in acqua hai l’aiuto delle pinne. Poi invece mi sono ricreduta. Ho avuto subito dei bei risultati a livello italiano qualificandomi per i campionati italiani di categoria estivi che si sono svolti a San Marino, dove ho vinto il mio primo titolo italiano nella categoria Junior nei 400 metri pinne e l’argento nei 200 metri pinne. Questi primi risultati mi hanno motivata a proseguire.
Cosa significa per te questo sport?
Rinascita e seconda possibilità. Perché nel nuoto se entro i sedici anni non hai spiccato a livello nazionale diciamo che hai finito la tua carriera, mentre nel nuoto pinnato in un certo senso non ci sono età. Io mi sono cimentata in questa disciplina a 18 anni e ho vinto il primo mondiale dopo soli 3 anni. Nulla è impossibile! È stata la mia seconda possibilità.
Oltre al nuoto, cosa c’è nella tua vita? Come riesci a conciliare tutto?
Sono sempre riuscita a conciliare sport e scuola, sin dalle elementari. Non è mai stato semplice ma credo che praticare uno sport, che sia amatoriale o agonistico, ti formi a livello fisico, psicologico e organizzativo. Dopo essermi diplomata al Liceo Scientifico ad indirizzo sportivo, mi sono iscritta all’Università telematica E-Campus in Scienze Motorie e Sportive: questa modalità online mi permette di studiare e contemporaneamente portare avanti gli impegni sportivi con dedizione, mentre la facoltà mi consente di approfondire la mia passione per la pratica sportiva. Oltre ad essere una studente-atleta, da due anni ho intrapreso il percorso di allenatore e istruttore di nuoto; è un’opportunità, questa, che mi permettere di crescere non solo come atleta ma anche come persona. Credo che non ci sia un segreto per conciliare tutto, se non essere organizzati: a me è sempre piaciuto organizzare qualsiasi cosa, dalla più semplice alla più complessa. E mi ripeto spesso che “volere è potere”. Tutt’oggi al primo posto c’è lo sport, il resto è organizzato di conseguenza. Paradossalmente quelle giornate di “pausa”, quando non ho allenamenti o gare, magari un sabato o una domenica, mi trovo spaesata e oltre allo studio divago nell’arco della giornata per poi alla fine aver concluso ben poco.
Qual è la chiave per passare dalla mediocrità all’eccellenza, secondo te?
La passione, in qualsiasi cosa. La passione ti spinge a dare tutto, a tirare fuori i denti e le unghie, a lottare per quello in cui credi e per gli obiettivi, grandi o piccoli, che ti prefiggi all’inizio. Per ottenere quello che vuoi devi voler far fatica ed esser disposto al sacrificio, devi saper rinunciare a cose superflue e fuorvianti. I sacrifici vanno ben oltre l’allenamento fisico, perché è anche questione di allenamento psicologico: c’è l’alimentazione da curare, il tempo da gestire… Tutto ciò che fai è incentrato sull’obiettivo da raggiungere. Diventa uno stile di vita, che ti fa rinunciare a molte cose e anche a molte persone… Non sempre gli amici han compreso la mia passione e totale dedizione. Tuttavia, non rimpiango la strada che ho intrapreso e le scelte che ho fatto, perché mi hanno portato ad essere ciò che sono ora.
Come riesci a superare le difficoltà, a non mollare?
Il maggior cedimento si verifica nella mente: sono i fattori psicologici che ci bloccano. Per affrontare le difficoltà, per prima cosa, io ho dovuto ammettere di aver bisogno di aiuto, ed è stato questo il primo passo che mi ha permesso di andare avanti. Quindi mi sono affidata, tramite l’allenatrice, ad una psicologa sportiva che tutt’ora mi segue. Nei momenti difficili la strada più semplice da intraprendere è quella dell’arrendevolezza, ma è anche quella più noiosa a parer mio. Se ti fermi prima di sapere se riuscirai mai a raggiungere o meno il tuo obiettivo, che differenza c’è se ci provi e fallisci? Le cose belle, nello sport come nella vita, le ottieni solo se lotti con tutto te stesso.
Ci hai parlato di impegno, sacrificio, resistenza, allenamento, dedizione… è chiaro che deve valerne la pena! Riesci a descriverci l’emozione che questo sport ti restituisce, soprattutto in gara?
Gareggiare è un’emozione difficile da comparare ad altre, è unica in ogni sua forma. È adrenalina e tensione, sicurezza e paura di sbagliare al tempo stesso. Gareggiare per me significa mettersi alla prova, è liberatorio, è tirare le somme di tutte le fatiche fatte fino a quel momento. Indipendentemente dal risultato che si raggiunge gareggiare è una sfida contro l’avversario e contro se stessi. Gareggiare vuol dire volersi migliorare sempre più.
Aver vinto l’ultimo mondiale come ti fa sentire?
Vincere il mondiale è stato davvero difficile, ma emozionante, più dell’anno precedente. Nel 2021 l’obiettivo era quello di puntare a salire sul podio indipendentemente dalla posizione. Avevo una leggerezza di pensiero che nell’ultimo campionato mondiale non mi sono potuta permettere. In Colombia sono entrata in acqua e nessuno sapeva chi fossi, a Viverone, invece, lo sapevano benissimo: in acqua, e non solo, mi sono accorta che mi puntavano, mi tenevano d’occhio e provavano a superarmi; c’erano poi molte persone che contavano su di me perché volevano la conferma della vittoria dell’anno prima. Se, da un lato, ero preparata perché sapevo cosa voleva dire gareggiare a livello internazionale ad un mondiale in acque libere, dall’altro ero terrorizzata all’idea di non esserne all’altezza. Vincere, dunque, ha avuto tutto un altro significato, perché l’idea di partenza non era solo “partecipo ad un mondiale e vediamo come va”, era esattamente “vado a gareggiare per vincere”. Le emozioni sono state davvero forti verso la fine della competizione, una vera liberazione perché fino a quando non superi il traguardo non sei sicuro della tua posizione né tanto meno della vittoria. Appena finita la competizione non mi sembrava possibile aver vinto per la seconda volta consecutiva il titolo mondiale nella 3km. Ero felice sì, emozionata pure, ma la più grande emozione è stata la proclamazione del titolo mondiale sul podio e cantare l’inno insieme a tutti i parenti e gli amici lì presenti per me; in quel momento mi sono sentita davvero campionessa del mondo. Questo oro rappresenta la conferma di ciò che sono e di chi sono, mi porta molte sicurezze che prima non avevo.
Una consapevolezza che sicuramente dà slancio ai tuoi sogni… Su cosa punti ora?
Ora l’obiettivo è quello di essere convocata per la prossima competizione internazionale in acque libere, per aver nuovamente la possibilità di gareggiare e giocarmi il podio. Mi alleno anche per le competizioni in vasca e mi piacerebbe partecipare con la Nazionale agli Europei di vasca del 2023.
(Intervista realizzata in collaborazione con Davide Borsato)