Giocare Insieme…Isola Dei Colori Per Bambini dai 3 ai 100 anni
È sempre un rischio accogliere, in una medesima seduta di gioco del dipingere, figli e genitori, o comunque persone che hanno una relazione parentale o amicale tra loro. Se sono bambini e bambine capita che portino nel gioco le dinamiche di confronto, di sfida, di controllo, di dipendenza, che vivono nella quotidianità.
Certo però il Closlieu può essere uno spazio che aiuta a prendere le distanze, ma tutto dipende dal tempo che la persona si concede, da quanto è cosciente del tipo di rapporto che ha con sé e con l’altro, da quanto è disponibile a modificarsi, a lasciarsi aiutare!
Se ha paura per sé, o per il figlio o figlia, se avverte una sensazione di smarrimento, tutto si fa più difficile, superabile certo, ma chiede un tempo lungo, e fiducia nella proposta.
L’esperienza del gioco del dipingere non è terapia, infatti, il conduttore o la conduttrice si chiamano serventi e non terapeuti, ma l’avventura porta ad un incontro con se stessi per l’assunzione del proprio piacere.
Il parere di numerosi “giocatori” adulti conferma questo.
“Mio marito mi invitava a rinunciare a venire, visto che ero molto stanca” diceva quella sera L., “ma sono venuta ugualmente, ed ora dopo un’ora e mezza di gioco del dipingere mi sento bene, sono rilassata”.
Quando accolgo le persone non spiego molto, anzi niente, di ciò che accadrà, perché in realtà non so nemmeno io ciò che accadrà, non c’è un cliché, ogni seduta è diversa, dipende dalle persone, dalle dinamiche, dalle giornate!
Quando introduco adulti, invito a custodire gli occhi in modo che non indaghino troppo su chi sta accanto e sulle loro pitture, per non mettere a disagio, poiché, sostare più a lungo di una “sbirciatina”, può essere percepito come un’intrusione, un giudizio. Chiedo di entrare in un’ottica che evita il confronto, sia a favore, sia a sfavore, consapevole che questa è però una conquista, una postura che chiede tempo per essere assunta.
Come terza cosa chiedo che accettino di essere serviti, per ogni cosa hanno necessità, dallo spostamento di una puntina alla raccolta di un’eventuale goccia che rischia di rovinare il gioco, da un foglio bianco per continuare un disegno ad uno sgabello per alzarsi o sedersi; così pure per quanto desiderano, dalla mescolanza di colori a un pennello più sottile.
Ma quanto è difficile per gli adulti lasciarsi servire: le donne perché abituate a servire, a non ascoltare i propri bisogni e desideri, gli uomini perché abituati a fare da sé, ma capitano sorprese che confermano l’utilità di questo gioco.
È capitato con i papà invitati al gioco dai figli e dalle figlie. Hanno risposto e partecipato con disponibilità, senza svalutare e senza avanzare la scusa “non sono capace”, frase tipica di tanti adulti!
- alla fine della serata ha dichiarato: “Non sapevo che cosa aspettarmi, ed è passata un’ora e mezza in cui ho dimenticato tutto… non ho pensato a quello che mi aspettava fuori!”
“Ti sei dimenticato anche di noi?” gli ho chiesto la figlia minore.
“No, perché voi eravate qui con me! Sono stato bene e mi viene voglia di dipingere!”, ha precisato R.
“Io sentivo che i segni che mettevo sulla carta corrispondevano a ciò che avevo dentro, alle mie emozioni”, spiega M, “Ho proprio voglia di finire il lavoro iniziato!”.
“Non sapevo che fare… e me lo chiedevo. Poi ho pensato ad una bandiera” racconta B., “ho cominciato… e ne risultata tutta un’altra cosa, un disegno pieno di simboli. Una cosa che non mi aspettato! Il gioco del dipingere mi ha catturato… e anche per me il tempo è volato”.
Beh, questo è quanto accade: si inizia non sapendo cosa si farà, che cosa accadrà e si finisce con il desiderio di andare avanti, di continuare un viaggio iniziato, di stare nel piacere provato.
“Non sapevo che aspettarmi, a casa i ragazzi non hanno mai descritto lo spazio. Pensavo di trovare una libreria e dei tavoli su cui dipingere, per questo mi stupiva che tu parlassi dello sgocciolamento… mi chiedevo come fosse possibile”, precisa D., “Entrato mi ha colpito la stanza tutta colorata e una tavolozza piena di colori … che mi invitavano a dipingere. Non sono abituato a dipingere, solitamente uso i pastelli. Il tempo è passato veloce, e andrei avanti ancora!”
Quando il piacere del gioco prende, capita allora che si aggiungano fogli a fogli. Solitamente lo presento a bambine e bambini come la possibilità di un viaggio alla scoperta, liberi di continuare o meno, di interromperlo quando si avverte la necessità.
Anche noi adulti abbiamo bisogno di un tempo disteso, un tempo dove non ci siano aspettative, dove deporre una volta tanto la protezione che spesso indossiamo nelle relazioni.
Abbiamo bisogno di un tempo dove smettere il ruolo di padri, madri, maestri, eccetera, dove ritrovare il nostro Io che in fondo resta sempre quel bambino o bambina che ha voglia di giocare, ed è bello scoprire che è ancora possibile!
L’Isola dei Colori si offre come luogo che permette ciò: re-incontrarsi mediante il piacere del gioco, che in fondo ci ha fatto crescere!