La santità delle sirene
(Muirgen)
“Ma cosa sei tu? Un essere mezza donna e mezzo salmone!? Raccontaci la tua storia” disse Beon, che era uscito a pesca assieme ai suoi compagni monaci. “Io vi racconterò la mia, ma voi raccontatemi la vostra”. Lei parlò delle bellezze del mare profondo e il monaco le narrò del modo in cui aveva incontrato il Signore, del creato, della terra e dei mari, e le due storie si intrecciarono come dei rami di corallo.
Certo i mari del nord sono pieni di sirene e forse la più nota di tutte è quella di cui ci parla lo scrittore danese Andersen quando narra dell’infelice amore che questa creatura provò per un principe terreno. Per noi mediterranei, forse, il primo pensiero che ci viene in mente quando si nominano le sirene è quello di Omero che, nel XII libro dell’Odissea, presenta queste creature marine come esseri ammaliatori, che uccidono gli incauti marinai che sbarcano sulle loro coste. Il loro canto vuole spingere l’uomo verso una curiosità divorante che distrugge i legami famigliari e di amicizia.
Eppure spingendoci a nord le sirene perdono il loro drammatico potere di seduzione, o meglio gli uomini diventano più consapevoli del loro essere creatura in attesa, come tutti, di perdono, di comprensione e di ascolto.
Che sorpresa, però, quando scopriamo che Muirgen, la sirena di Loch Neagh, è considerata come una dei santi dell’isola d’Irlanda! Il suo nome vuol dire “dono del mare” e la troviamo raffigurata in numerose antiche chiese.
Una domanda, infatti, attraversava i pensieri dei primi cristiani d’Irlanda: certo il Cristo è venuto per salvarci, ma visto che si è fatto uomo, salva anche gli esseri del piccolo popolo? Per intenderci, visto che, come sappiamo, elfi e folletti, non sempre sono buoni e simpatici, possono sperare anche loro in una vita bella e piena, oppure no? La domanda posta a Patrizio e ai missionari era tutt’altro che irrilevante perché comportava un ripensamento sul modo di comprendere la storia passata e i suoi racconti. La risposta di Patrizio, a quanto pare, fu possibilista, il che diede agli Irlandesi il compito di annunciare la Buona Novella anche a tutte quelle creature che sfuggono al mondo degli umani. Arduo compito missionario a quanto pare!
La storia di santa Muirgen è lì per mostrare che la salvezza, cioè la vita nella sua bellezza più piena e buona, è promessa anche al mondo invisibile, anche se per la verità la fonte più antica di questa storia, cioè il martirologio del Donegal non ci dà molti dettagli su di lei. Ci dice solamente che era una sirena vissuta già trecento anni, quando san Beon, che era uscito a pesca con alcuni monaci del suo monastero, la prese nella rete e, dopo essersi raccontati a vicenda le storie più profonde che abitavano il loro cuore, lei aveva chiesto di essere battezzata.
La santità di Muirgen è quella di aver rinunciato alla lunghissima vita di una sirena per dimorare per sempre con il bel re, il Signore del mare e del cielo, che avevano incontrato e annunciato i monaci.
La sua storia rimane un esempio di vita donata, testimonianza dei frutti buoni che producono le storie quando si intrecciano a toccare le corde più intime del nostro cuore. Muirgen non divenne schiuma come la sirenetta di Andersen, ma, orientando i suoi affetti e la sua curiosità verso quel Bene che annunciavano i monaci, fu portata dal mare al cielo e ancora oggi intercede per gli esseri del mare e ogni anno, il 27 gennaio, giorno della sua festa, va ad annunciare le belle parole del Vangelo a tutti gli esseri che vivono nel profondo degli abissi.