Dal Nuoto Terapeutico alla Passione per la Competizione: Intervista ad Andrea Fantin
1.
Puoi raccontarci come hai trasformato il nuoto, inizialmente imposto dalla terapia, nella
passione che ti ha portato lungo tutto questo percorso di vittorie e record?
Il nuoto, come giustamente sottolinei, non è stato per me amore a primo tuffo. Anzi per arrivare al
primo tuffo ce n’è voluto di tempo. Pazienza, costanza. E questi tre elementi sono quelli che poi
hanno reso possibile il mio percorso. Il tempo, l’elemento con cui ho imparato a confrontarmi. La
pazienza, perché non tutto anche se vorremmo arriva subito. La costanza, perché non basta fare le
cose bene un giorno, per arrivare ad un obiettivo serve farle sempre.
2.
La tua storia è segnata dalla fede e dalla determinazione. In che modo la spiritualità e la
figura del nonno hanno influenzato il tuo approccio alle sfide, dentro e fuori dalla piscina?
Avere fede significa prima di tutto credere. Sapere di non essere da soli, anche quando soli ci
sentiamo. Mio nonno mi ha trasmesso questo, è stato lui il primo che mi ha fatto conoscere la fede.
Sapere di avere un Amico e Amica, con le A maiuscole. E poi mi ha lasciato il vivere con gli altri,
con gli amici, l’essere desideroso di vivere e l’essere pronto ad aiutare gli altri. Mi ha insegnato
cosa voglia dire essere una brava persona. E io ogni giorno ci provo, cerco di essere la mia
versione migliore.
3.
Nel 2024 sei stato protagonista ai Giochi Paralimpici di Parigi, conquistando l’oro nei
100 m stile libero con record paralimpico e l’argento nei 400 m. Come hai vissuto quelle
emozioni, e cosa ha significato per te salire ancora una volta sul podio olimpico?
Vincere per me è sempre stata una forma di gratitudine, il mio modo per dire grazie a chi lavora
con me, a chi mi è accanto, a chi crede in me. Tokyo, la prima volta sulla vetta dell’Olimpo è stata
unica, Parigi nuova. Diciamo che l’argento poteva essere Oro, doveva esserlo nei miei piani, era
un obiettivo per il quale avevamo lavorato, ma non sempre tutto va esattamente come vogliamo, ma
questo non significa offuscare il resto: quell’Oro e quella conferma nella gara regina, i 100 stile
libero. E questo vale anche fuori dalla vasca.
Hai scritto un libro e sei portavoce di tanti valori: cosa vorresti che la gente, soprattutto chi
affronta momenti difficili, imparasse dalla tua esperienza?
Imparare nulla. Ho sempre pensato di essere più uno strumento che un esempio, per gli altri. Ho
scritto il mio libro per questo: perché un ragazzo, una famiglia, o chiunque viva un momento di
difficoltà possa sentirsi non da solo. Possa sapere che si può, che magari sarà difficile, ma si può
arrivare dunque.
4.
Quali sono i tuoi sogni — sia sportivi che personali — per i prossimi anni? Ci puoi parlare
delle prossime sfide che vuoi trasformare in obiettivi concreti?
In generale, spaziare. Dentro, ma soprattutto fuori dalla vasca. In questo settembre ci saranno i
mondiali a Singapore, poi, al rientro, sarà tempo di un nuovo percorso per me: mi sposterò a Roma
per un Master e per altri diversi progetti che stanno prendendo forma. Come in acqua, anche fuori,
però, non mi piace mai svelare troppo, prima, visto quanto io sono scaramantico!!
Nella tua quotidianità, come concili la vita da atleta con gli altri tuoi interessi?
Ho sempre cercato di farlo. Ho sempre pensato che avere più cose mi desse la possibilità di
esprimermi al meglio, di essere ottimizzatore. Ho sempre cercato di essere organizzato, l’avere un
ordine mentale è un modo che anche in acqua ho sperimentato come vincente, il saper darsi delle
priorità è la chiave. Poi tutto si sistema. L’importante è scegliere, e non lasciarsi trasportare.
Quale è stato il tuo successo più soddisfacente negli ultimi anni?
Aver cercato sempre di condividere con chi mi circonda i traguardi raggiunti. L’essere una brava
persona: spero di riuscirci, io quantomeno ci provo sempre.
Incontrare l’affetto delle persone, i loro sorrisi e la loro stima, autentici, veri, che sia quando varco
la soglia della piscina, quando incontro qualcuno per strada nella mia città, o scambio qualche
parola con chi ho di fronte, per me vale più di ogni traguardo olimpico, mondiale, più di qualsiasi
record.
