Tutti insieme appassionatamente
Una lettura spirituale
Certo Tutti insieme appassionatamente, il famoso film di Robert Wise del 1965, è un vero e proprio inno al potere di guarigione della musica.
Da tempo infatti è noto il potenziale della musica come strumento educativo, riabilitativo o terapeutico. Suoni e melodie agiscono sugli stati d’animo e sulle emozioni, influenzando le capacità motorie, il rilassamento, la capacità di creare e costruire empatia. Credo infatti che sia proprio attorno quest’ultimo punto ruoti tutta la storia del nostro film!
Pochi mesi prima dell’Anschluss (l’annessione dell’Austria alla Germania), nel 1938, la giovane novizia Maria lascia il convento di Salisburgo per essere mandata come governante, presso la numerosa famiglia del capitano Von Trapp, rimasto vedovo. Se l’uomo dirige la casa come una nave della marina, la giovane Maria, attraverso la musica ritesserà i legami della famiglia, liberando il potere dell’affetto e rafforzandone i legami di unità. Il film si presenta come un’esplosione di canti e colori, nel paesaggio idilliaco delle montagne dell’Austria.
Questo potere terapeutico della musica certo non è una scoperta della commedia musicale di Wise, anche se esso vuole esserne emblema e portavoce. Lo ritroviamo infatti fin nella Sacra Scrittura dove la musica viene utilizzata per esprimere una varietà di emozioni, come la gioia, la tristezza, il dolore, la speranza e l’amore. Attraverso la musica veniva insegnata e trasmessa la Parola di Dio. In questo modo essa era più facile da ricordare e poteva più semplicemente essere trasmessa alle nuove generazioni. La musica aiutava a raggiungere un pubblico più ampio e a catturare l’attenzione delle persone.
Gli angeli nel racconto di Natale vengono presentati con il principale attributo del canto (Luca 2, 13-14), mentre i grandi eventi della storia della salvezza come quelli narrati nel cantico del Mare Rosso (Esodo 15, 1-21) è proprio attraverso il canto che vengono trasmessi ed assumono la loro carica narrativa.
Nella Bibbia vi sono poi alcuni suoni che divengono dei veri e propri simboli, come il suono della tromba, che non è solo l’avvertimento di un pericolo imminente (Ezechiele 33,3-6), ma anche il segno della Resurrezione e dell’arrivo di Dio, che si vuole fare conoscere all’uomo. Così per esempio nelle lettere di Paolo leggiamo: “in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati” (1 Corinzi 15, 52), o ancora nel libro dell’Esodo leggiamo: “Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono ” (Esodo 19,16-19).
Nel nostro film vi è una scena particolarmente convincente a proposito del poter della musica. È quando Maria, ritornata in convento perché spaventata dal suo amore per il comandante, riceve dalla Madre badessa queste parole: «Nasconderti nel convento non può risolvere i tuoi problemi. Li devi affrontare!». È qui che la musica sprigiona tutta la sua forza, che non è solo più espressione disordinata della gioia o della bellezza della vita, essa diviene espressione dei sentimenti più profondi che abitano i personaggi, inno quasi religioso che apre all’incontro con l’altro e che finalmente spalanca le porte del cuore all’Amore.
D’altronde anche guardando alla creazione scopriamo quanto il canto è uno strumento privilegiato per creare l’armonia interiore e attorno a sé. Anche gli uccelli potrebbero essere interpretati come dei veri e propri “costruttori di armonia” ed è ad esempio quanto scopriamo nelle riflessioni di molti filosofi o poeti. In un bel testo dell’ex-badessa di Orta San Giulio, Madre Anna Maria Cànopi, leggiamo ad esempio queste belle parole in cui la liturgia monastica viene paragonata al canto degli uccelli: “All’inizio della primavera, quando la nostra comunità monastica canta la liturgia vigiliare, gli uccelli fanno a gara con noi nel cantare anche loro le lodi al Signore. Ed è un intrecciarsi stupendo di melodie! Nelle pause di silenzio durante la salmodia è bello tacere e ascoltare l’eco del canto che risuona nel cuore” (Anna Maria Cànopi, “Di silenzi e di parole”, in L’arte della preghiera, Città Nuova, 2016). O ancora il poeta libanese Khalil Gibran, raccontando l’immaginario incontro con una donna che rappresenta per lui la Bellezza e la Felicità scrive: “Andiamo, camminiamo tra i campi e i prati. E allora io lascio ogni mio lavoro, e la seguo nei campi, e sediamo su un’alta roccia e guardiamo il remoto orizzonte. Lei indica una nuvola d’oro; e mi rende attento al canto degli uccelli prima che essi si ritirino per la notte, ed io ringrazio il Signore per il dono e per quella pace e per quella libertà” (K. Gibran, La voce del Maestro).
Fr. Alberto Maria Osenga
Monastero “SS. Trinità” Dumenza (VA)