Una bizzarra fiorista
Ho frequentato nell’agosto del ‘21 i sentieri della Val Tramontina e quelli che sul lato destro del lago Maggiore salgono al monte Lema. A ottobre ho percorso strade e sentieri di Minorca, non certo la più famosa delle isole Baleari, ma a detta di molti, quella che offre ancora spazi di natura incontaminata.
Ovunque ho ammirato i paesaggi con la varietà di forme, di colori, di “voci”.
Anche i silenzi che respiravo, in cui ero sola, immersa nella vegetazione, senza alcun essere umano a vista, accompagnata solo dallo scricchiolio che nel sottobosco segnalava il transito di piccoli passi, davano “voce” agli scorci che mi si aprivano curva dopo curva.
Della Val Tramontina porto con me il verde luminoso dei suoi prati e il colore delle Pozze Smeraldine. Dopo un sentiero che sempre più ci allontana dal territorio abitato, che penetra nel bosco, se guardi giù, a sinistra, compaiono le “pozze d’acqua verde”, e ti chiedi che cosa si specchia lì, in fondo valle, per dare quel colore all’acqua,
Del bosco sopra Dumenza, mi restano i toni del sole quando sorge dietro i monti, confinanti con la Svizzera, e quando cede alla notte, gettandosi nel Lago sottostante. D’inverno succede una cosa strana: al mattino presto, quando sorge dalla montagna di confine, il sole illumina prima il lago Maggiore, e solo più tardi il territorio di Pragaletto, dove si colloca il monastero benedettino che mi accoglie. Un luogo che con ogni tempo sollecita lo sguardo poetico.
“Silenziosa,
la pioggia bagna
la terra assetata.
Solo un picchiettio,
leggero,
sulle tenere foglie
che spuntano.
Stamattina il sole non sorgerà
dal Monte velato
a illuminare il Lago.
È scomparso il confine,
esiste un’unica terra.
Che sia presagio di pace.”
Minorca è un’isola che numerosi turisti, anche italiani, percorrono in tempo breve in bicicletta. Di essa porto con me i colori caratteristici delle sue spiagge, bianco al sud e rosso al nord; la limpidezza dell’acqua del mare; il volo e il canto degli stormi di pettirossi che nidificano sopra le alte palme oscillanti all’aria. Mai visti in numero così abbondante. E, poi, la possibilità di silenzio e di “solitarietà”, anche nelle golette più affollate.
Di questi luoghi conservo negli occhi la varietà di piante, verdi e fiorite, che ho incontrato per la prima volta o semplicemente ritrovato come amiche da lungo tempo, in quella somiglianza che accomuna terre lontane!
Nell’andare per i sentieri e per i dirupi, le ho tutte fotografate per poter assegnare a ciascuna un nome, come le chiamassi all’esistenza, e conoscere un po’ della loro storia.
A Pragaletto, sui prati a 1000 mt, ho scoperto la Viola dei campi: non ha nulla da invidiare in eleganza alla nobile Viola del pensiero che cresce spontanea nei nostri giardini. Una sorpresa che mi ha fatto sentire grata alla Natura.
Camminando ho “intravisto”, ovunque, le composizioni inaspettate che la natura, quale bizzarra fiorista, ama fare.
Qui combina foglie secche e tenere piantine che osano offrire al sole i loro minuscoli fiorellini; là dispone su letti di foglie marrone rami spezzati e pigne ricreando immagini di un autunno lontano. Più discosto trasforma la cavità di un tronco in un contenitore per una diversità che realizza un ecosistema impensato; sui sentieri sassosi dà vita sulla roccia ad una meravigliosa varietà.
Si, la natura compone, e sa scrivere su ogni terreno!
Forse, i suoi sono messaggi crittografati, leggibili solo con gli occhi del cuore?
Che racconti storie antiche e recenti?
Mi piacerebbe scoprirlo!