Quanto ti stimi?
Aspetti psicologici legati all’attività sportiva
Da sempre lo sport ha fatto parte della mia vita. Ho cominciato a 4 anni e non ho più smesso.
Non lo faccio per soldi né per fama o successo. La vera spinta è la passione.
Mi sento spesso chiedere: ma come fai a pedalare o correre ininterrottamente per 50 o 60 ore? Come riesci a privarti del sonno per 2 o 3 giorni?
Come puoi sopportare i dolori fisici che inevitabilmente si presentano nelle lunghe gare di endurance?
In realtà non riesco a dare un’unica risposta. I fattori che mi aiutano a perseguire e raggiungere degli obiettivi molto sfidanti sono molteplici e devono essere allenati come un qualunque altro muscolo del mio corpo.
Ma nonostante questo, in svariate occasioni, anch’io non sono riuscito a centrare l’obiettivo e a portare a casa il risultato per il quale avevo investito tante energie e risorse.
Sono proprio situazioni come queste che possono far scricchiolare anche le fondamenta più solide. E proprio in questi casi bisogna rimanere lucidi e attenti nelle valutazioni per non innescare un loop che poco ha a che vedere con la causa originaria dell’insuccesso, ma può incidere molto negativamente sulla percezione delle proprie capacità.
Ancora una volta la psicologia applicata allo sport ci viene in aiuto: aiutato dai miei studi e dall’attenta applicazione di svariate tecniche nella mia pratica sportiva, sono arrivato a convincermi che un setting mentale positivo sia la prima risorsa a cui attingere.
Ho imparato che, per puntare a risultati straordinari, ci sono varie risorse alle quali affidarsi: una buona autostima ed una spiccata capacità nel darsi feedback per aumentare la consapevolezza dell’autoefficacia possono dimostrarsi molto utili e dare risultati incredibili.
Ma rimaniamo sul concreto, come è nel mio stile e andiamo per ordine.
Per fare dei passi avanti, devi prima di tutto comprendere che l’autostima dipende esclusivamente da te e non può essere suscettibile agli avvenimenti esterni. Devi essere convinto che il tuo valore NON cambia al di là di come andrà l’allenamento o la prestazione o il risultato finale: se capisci questo potrai affrontare qualsiasi sconfitta o imprevisto anche in ambiti differenti da quello sportivo (per esempio nel lavoro, nella scuola e nella vita in genere).
Autostima al massimo quindi, facile a dirsi, ma come fare per ottenerla? Anche in questo caso l’applicazione è fondamentale: allenati e lavora su te stesso sino a diventare consapevole che tu sei molto di più delle tue azioni. Qualsiasi sia l’obiettivo che ti sei posto, tu VALI!
Ti voglio anche rivelare un piccolo segreto: per il raggiungimento di una sana autostima devi avere ben chiara la distinzione tra essere ed agire, e questo mi porta ad introdurre un altro concetto importante, quello dell’autoefficacia.
Se l’autostima riguarda il tuo essere, l’autoefficacia riguarda il tuo agire, il riuscire cioè, più o meno bene a svolgere un particolare compito. Nei tuoi allenamenti potrai ottenere risultati a volte buoni altre volte meno buoni; in alcune prestazioni potrai essere più competitivo che in altre. Ma tutte queste variabili devono riguardare solo la tua autoefficacia senza intaccare in alcun modo la tua autostima.
Attenzione quindi: in qualsiasi momento devi essere capace di guardare nel modo giusto e distaccato i tuoi errori o mancati risultati valutando su due piani diversi autostima ed autoefficacia.
E così arriviamo al punto decisivo: la giusta applicazione di un feedback.
Probabilmente anche tu avrai la naturale tendenza ad osservarti molto frequentemente, magari dopo una prestazione, per capire quanto vai migliorando, … e dimmi la verità: spesso prevale l’attenzione verso l’errore commesso o l’obiettivo mancato. In altre parole, la tua concentrazione su ciò che non ottieni o su ciò che fai di sbagliato, diventa di gran lunga superiore all’attenzione che dedichi per celebrare il raggiungimento dei tuoi risultati o l’aumento delle tue prestazioni personali.
Ecco perché devi sviluppare quella che mi piace definire “l’arte del feedback”.
Io stesso, trovandomi ad affrontare situazioni difficili, ho avuto molte volte difficoltà nel rielaborare eventi apparentemente negativi, e trasformarli in momenti costruttivi per la mia crescita personale e sono arrivato ad elaborare 3 indicazioni che possono essere di grande aiuto anche per te.
- Quando senti che è il momento della “resa dei conti”, non cominciare ad elencare tutto quello che stai sbagliando, o che è andato storto: concentrati per un momento ed osserva quanto di buono stai facendo e/o hai fatto fino a quel momento. Le prime volte sarà difficile, ma poi vedrai che riuscirai a riconoscere anche l’altra faccia della medaglia e ti verrà spontaneo darti una pacca sulla spalla per la strada che sei riuscito a percorrere sino a quel punto.
- Evidenzia con chiarezza e precisione cosa hai sbagliato o in che cosa sei stato meno efficiente dello sperato. In questa fase devi essere estremamente preciso perché solo così puoi trasformare in apprendimento quello che comunemente chiami sbaglio. Impara a farti una domanda: “cosa posso imparare dal mio errore?”. E soprattutto ricorda che se non sbagli, non hai la possibilità di imparare!
Non chiudere il tuo pensiero con l’amaro in bocca ma, riprendendo la fase uno, evidenzia nella tua mente quanto di buono hai ottenuto fino a quel momento e sii grato a te stesso per ciò che le tue capacità ti hanno permesso di ottenere.
Concludendo: in questo articolo ho messo a luce tre importanti concetti: autostima, autoefficacia e feedback e, da bravo sportivo/a, ti suggerisco di applicarli anche nella vita di tutti i giorni. Affidati alla tua autostima e vivila al massimo, nella consapevolezza che nessuno può dirti quanto vali come persona. Concentrati sulla tua autoefficacia e misura le tue performance con costanza sapendo che ci saranno sempre alti e bassi. Impegnati nel feedback ricordando di non darti mai giudizi negativi, ma solo progetti costruttivi.
Adesso tocca a te. Vai e non avere timore della grandezza dei tuoi sogni:
“VOLERÒ, DISSE IL BRUCO. TUTTI RISERO, TRANNE LE FARFALLE…”