L’arte di rappresentare
L’arte, specie la pittura, ha sempre avuto il merito di averci raccontato luoghi, personaggi e forme lontani nel tempo e nello spazio, resi immortali dai grandi maestri del passato e del presente.
La fruizione dell’arte è stata per molto tempo, affidata alla visita di mostre più o meno monumentali in termini di opere esposte, spesso accompagnate da un’audioguida per capire meglio le opere stesse. Si trattava pur sempre di un’esperienza di visione statica nella quale c’eravamo noie il quadro.
La fruizione è cambiata negli anni fino a quando la tecnologia da un lato e il genio di alcuni registi dall’altro hanno reso possibile non solo entrare in un’opera d’arte per viverla da dentro ma addirittura darle vita attraverso la messa in scena. Vediamo come.
Sempre più spesso si sente infatti parlare di mostre immersive o di “experience”, (esperienza in inglese), associata al nome di un pittore. Lo spettatore è invitato a mettersi comodo in uno spazio arredato appositamente con cuscini o sedie sdraio, tipo mare; le luci che si abbassano e su tutti e quattro i muri di una stanza sono proiettati, in sequenza, i quadri più famosi del tale artista. Dapprima l’immagine è statica, poi, lentamente, alcuni oggetti iniziano a prendere vita. Mi è capitato di visitare una mostra di questo tipo dedicata a Van Gogh, il mio pittore preferito. Ebbene se avete presente il quadro che si chiama campo di grano con corvi avreste visto comparire prima le gialle spighe di grano mosse dal vento, poi l’azzurro cielo di una giornata estiva di sole e per ultimi le figure nere dei corvi che si aggirano sopra al campo. L’immersione nell’opera faceva sì che a un certo punto i corvi si animassero e prendessero il volo in direzione dello spettatore con un effetto simile a quello del treno in movimento nella pellicola dei fratelli Lumière.
Anche il cinema si è avvicinato all’arte e spesso e volentieri nelle sale appare un cortometraggio dedicato ai grandi nomi del presente e del passato.
L’esperimento più originale per portare l’arte a quante più persone possibile l’ho scoperto grazie al programma di Rai 3 Mezzogiorno Italia ambientato, per l’occasione, in quel di Napoli. Ebbene, la compagnia diretta dalla regista Dora de Maio riesce a trasformare i quadri dell’artista Artemisia Gentileschi, una pittrice del Seicento, in scena viva attraverso la tecnica dei tableaux vivants, un’espressione francese che vuol dire, appunto, quadri che prendono vita.
Ed ecco, allora, che gli attori, abbigliati come i personaggi del quadro, fanno il loro ingresso in scena, in ordine sparso fino a quando vanno ad assumere le stesse pose e le stesse movenze dei personaggi originali. L’effetto finale è quello di vedere un quadro che prende letteralmente vita. Interessante segnalare che lo spettacolo è stato messo in scena anche nel complesso Donna Regina dove molti dei quadri di Artemisia sono effettivamente conservati con il risultato che il quadro era davanti ai propri occhi e appeso alla parete. Per lo spettatore deve essere stato come vedere i personaggi uscire dalla tela per poi materializzarsi sul palcoscenico. Un’esperienza artistica davvero coinvolgente.