Un museo a cielo aperto
Forse non ce ne siamo mai resi conto ma la Natura ci offre musei a cielo aperto praticamente in
ogni dove. Sto parlando, per esempio, dei boschi e delle pinete, solo per citarne due, che
arricchiscono e abbelliscono tanta parte delle nostre montagne e dei nostri paesaggi di mare.
Quante volte ci è capitato di rimanere con lo sguardo in su per ammirare esemplari magari vecchi
di anni e di provare quel senso di protezione e serenità che ci sanno trasmettere? Così per lo
meno è capitato a me, specie quando, durante un’escursione, lasciavamo il sentiero allo scoperto
per entrare in un bosco, appunto. Quanto era piacevole l’ombra d’estate e quanto era divertente
sentire il fruscio del tappeto di foglie in autunno. Per non parlare poi di quel tripudio di sfumature di
giallo e di rosso che ti riempiva gli occhi.
Del resto, gli alberi sono la manifestazione più evidente della forza e della bellezza della Natura
stessa che ha dotato queste specie di una vera e propria intelligenza. Questo, almeno, è quello
che ho scoperto anni fa in occasione di una mostra che si è tenuta al museo della Triennale, a
Milano. A dispetto del nostro vederli immobili, fissi nella loro staticità, infatti, gli alberi nascondono,
nella profondità della terra, un vero e proprio reticolo che permette loro non solo di comunicare ma
anche di adattarsi a qualsivoglia cambiamento.
L’allestimento della mostra in questo caso era particolarmente ben riuscito: in una stanza in
penombra era stata ricostruita una porzione di bosco con alberi di specie diverse e con le radici
ben in evidenza e di colore fluorescente. Mimando il passaggio giorno/notte una serie di minuscole
lucine verdi mostrava alla perfezione come gli alberi “parlassero” letteralmente tra di loro.
Ho una predilezione particolare per gli alberi avendo avuto la fortuna di trascorrere l’infanzia in
campagna e di vederne due particolarmente imponenti. Il primo è un noce ed è stato piantato in
occasione della mia venuta al mondo. Negli anni, il tronco è cresciuto in larghezza così come i suoi
rami al punto che su uno il mio papà aveva montato una corda con l’altalena. L’altro è una quercia
centenaria che fa bella mostra di sé nella casa di mia zia in campagna. Per lei è stato compagno di
un’infanzia spensierata e per gratitudine, anni dopo, gli ha dedicato una poesia scritta in dialetto.
Entrambi si trovano in Abruzzo e sono lì a ricordarci quanto è importante la loro conservazione in
piccolo come in questo caso e più in grande quando parliamo delle grandi foreste sparse per il
mondo.
Con questo scopo sono nati gli orti botanici che però hanno racchiuso gli alberi entro confini
precisi, quasi a volerli ulteriormente proteggere o quantomeno preservare, specie se il giardino si
trova all’interno di una grande città. Non che ci sia niente di male, anzi però, devono aver pensato,
servirebbe un’idea nuova. E così a Milano è nato un progetto per dare un cuore verde al nuovo
quartiere di Porta Nuova che ha preso il nome di Biblioteca degli Alberi. Non si tratta di un
semplice parco, né di una fila di alberi tipo, per intenderci, quella che adorna un viale; somiglia
piuttosto a un giardino dove però ogni specie ha un cartellino con il nome. Come se si trattasse dei
volumi di una biblioteca ma, in questo caso, è viva e vegeta, passatemi il gioco di parole. Qualche
numero per capire di cosa stiamo parlando: l’area ha una superficie di 10 ettari, conta 100 specie
botaniche, 500 alberi che formano 22 foreste circolari e 135.000 piante suddivise tra aromatiche,
siepi, arbusti, bulbi, rampicanti, piante acquatiche ed erbacee. All’intento di proteggere queste
specie si è dunque unita l’idea di coinvolgere sempre di più le nuove generazioni e non solo grazie
a una serie di iniziative che, di mese in mese, animano quest’area: dagli orti alle sessioni di
allenamento, dalle passeggiate con cuffie che raccontano gli alberi e le loro caratteristiche fino alle
conferenze su temi ambientali e di sostenibilità.
Con lo stesso intento a Roma è nato il Museo diffuso degli alberi, un progetto che vede la
partecipazione di una no profit, del Ministero dei Beni Culturali e del Comune di Roma per
proporre, con il supporto di una app, una serie di itinerari nei quali sono gli alberi la voce narrante.
Il progetto, ancora in divenire, propone diversi itinerari nei quali gli alberi stessi raccontano
aneddoti e approfondimenti di tipo botanico e storico su cultura, società, astronomia e mitologia.
Insomma, in questo nuovo millennio il vero museo sono gli alberi, ora da vivere e da proteggere
più che mai.