Giganti o profeti?
“Tutto è iniziato con un mal di schiena. Oggi ho imparato a vivere l’attimo”, racconta il maestro Giovanni Allevi.“Ora che non posso più entrare in teatro correndo,
ora che il solo tenere le braccia sollevate mi risulta doloroso,
ora che il futuro si è fatto incerto,
suonare la mia musica in concerto è diventata una vera e propria missione.
La mia gioia più grande è suscitare un’emozione,
condividere una diversa visione del mondo,
regalare fiducia e amore per la vita!” [1]
Le sue parole danno voce ad un pensiero che da un po’ fluttua nella mia testa.
Mi chiedo: di chi siamo alla ricerca?
Di giganti o di profeti?
Di chi abbiamo bisogno?
Quando nasciamo siamo esploratori di un territorio sconosciuto, a volte ostile, nel quale muoversi lentamente per gli ostacoli e i dislivelli che s’incontrano, con attenzione per cogliere tutte le sfumature presenti.
Prima di frequentare la scuola siamo ammessi alla Scuola della Vita, senza esami, senza la valutazione dei prerequisiti. La vita, da brava pedagoga, crea un ambiente di apprendimento continuamente rigenerato, e valorizza gli “insegnanti” che essa stessa forma. Maestri in continuo aggiornamento a cui è chiesto di vivere la “messa alla prova” come modalità di stare in una formazione permanente.
Nella vita, lo ha capito bene Maria Montessori, non c’è il maestro e l’allievo, ma ciascuno è questo e quello, già fin da piccoli, direi appena nati.
È il neonato infatti che forma il papà e la mamma, secondo le sue esigenze. Lo si vede bene nelle situazioni di bambino o bambina con bisogni particolari.
Nella scuola, poi, è la specificità del gruppo classe che rende il maestro e la maestra capaci di valorizzare ciascuno, e di rispondere alle domande che emergono.
Nella relazione di coppia o amicale, ciascuno porta se stesso e se stessa, mette ciò che ha (di pensiero, di capacità, di sogni, di fragilità…) a disposizione, insegna e interroga, si confronta e accoglie la propria e altrui diversità.
Si è nel contempo maestri e allievi senza che a volte si noti chi è questo o quello.
Ci sono però tempi ed esperienze che mettono in evidenza il ruolo che assumiamo. Ed è di un tipo di maestri, di quei giganti sulle cui spalle Bernardo di Chartres ci invita a stare, che intendo parlare. Qui però, proprio per quell’alternarsi di ruoli, preferisco parlare di profeti, di coloro cioè che guardano, vedono, leggono, deducono, e condividono un pensiero che crea un movimento, il cambiamento.
È i loro pensiero che, incontrando il mio e il tuo, genera un pensiero nuovo che risponde ad una ricerca, condizione che rende possibile l’incontro e la trasformazione, o per meglio dire “l’informazione”, cioè il dare forma nuova alla nostra vita.
Maestro, gigante, profeta, non ha forse importanza il termine in cui ci riconosciamo, con cui nominiamo quanti ci trasmettono la sapienza del cuore. Che ci comunicano quell’energia che ci rende capaci di “stare nella vita da vivi”, di assumere la postura dei Tuareg, i nomadi del deserto, che con lo sguardo seguono le stelle che indicano loro i sentieri per percorrerlo; che mantengono mobili le loro abitazioni per rispondere alle necessità della tribù a cui pure gli animali sono soggetti. Uomini e donne che vivono la memoria di luoghi che nelle generazioni sono stati fonti di sostentamento; che mantengono tradizioni come dono della saggezza di genti che prima di loro hanno abitato quella terra; che nella presenza degli antenati riconoscono la continuità con le origini.
Essere profeta oggi è andare controcorrente, è un po’ l’esperienza del piccolo che nella fiaba proclama “Il re è nudo!” mettendo a disagio gli adulti che dichiarano, per il quieto vivere, il contrario!
È colui, colei, che va, che tocca il fondo delle cose, degli eventi, dei pensieri… E come un sub riporta in superficie le perle a lungo dimenticate, celate e le ridona alla luce, allo sguardo di tutti perché ne possano godere!
Non è un indovino, un chiromante, ma un lettore dei segni che la vita sparge nel suo andare nei giorni che viviamo!
Il profeta pronuncia parole che danno forma ad un pensiero che nasce dalla testa, ma prima ancora dal cuore; dalla lettura di chi ci ha preceduto e degli avvenimenti dell’oggi.
Come un bravo fornaio, egli impasta il tutto (rielabora) e lo offre in forme (le parole) fragranti (che parlano all’uomo e la donna di oggi) e saporite (che offrono significati di speranza).
Il profeta ha scoperto che la Vita è una grande sinfonia, e come diceva un altro saggio maestro, Ezio Bosso,
“La musica si fa insieme!”. [2]
Perciò, guardiamoci intorno… e scopriamoli, i profeti di buona ventura!
[1] Intervista a Giovanni su Open – https://www.open.online/2024/09/10/giovanni-allevi-malattia-mieloma-tumore-gattino/ – https://youtu.be/C_OGwMGL68g?si=mXfaqa-37lvjWQbO