DISCRETO
Tra i tanti nomi de “L’amor che move il sole e l’altre stelle”[1] aggiungerei “Il Discreto”.
Se infatti esiste un creatore del mondo, Colui che nel vuoto e nel silenzio lo ha pensato, che lo ha fatto e continuamente lo rifà, egli è così discreto che come eterni Pollicini andiamo alla ricerca delle mollichine che sparge nel Cosmo, impegniamo la nostra vita per raccoglierle una ad una, e leggere i messaggi che nasconde in esse.

Discrezione è l’abito che indossa la donna elegante, che si mostra senza imporsi, che si presenta con un passo lieve quasi un battito d’ali. Ed è pure lo sguardo dell’uomo che non definisce in base alle apparenze e a preconcetti, che non giudica prima di ascoltare.
Essa abita il cuore dell’amico, dell’amica, che custodisce tutto ciò che sa di noi, anche quanto legge nei nostri silenzi, che non giudica le nostre scelte anche se a volte può non condividerle.
“La discrezione è una porta socchiusa che consente a tutti di vedere una parte di sé”[3], ma di entrare in punto di piedi, con discrezione appunto.
“… Le persone discrete… quando serve sanno farsi invisibili, … rispettano i tuoi spazi, aspettando solo di farne parte.” [4]
Discrezione è lo stare accanto del padre e della madre al proprio figlio che sperimenta i primi passi o s’invia nella vita.
“La discrezione è spesso silenziosa,
non giudica,
è paziente,
è benigna,
sa attendere,
non si vanta,
non manca di rispetto.
Non gode delle ingiustizie:
riconosce l’altro
e lo accetta per ciò che è,
pronta a valorizzare l’esistente,
del poco non spreca niente,
nemmeno l’errore rigetta,
perché anche da esso trae una perla”[5].
“…Le persone discrete danno valore a ciò che custodiscono”.[6]
Potremmo dire che la discrezione genera la saggezza, e forse questa è la fonte della discrezione?
Ma la discrezione può essere anche una maglietta corta che nulla copre, che diventa giudizio, valutazione negativa, oserei dire svalutazione.
Parlando con una carissima amica maestra, lei ancora in servizio, abbiamo convenuto che nella scuola “discreto”, riferito ad un tema, ad un’interrogazione, ad una prestazione, diventa misura negativa, poco più che sufficiente.
Nella valutazione decimale discreto corrisponde al numero 7 che indica un processo già avviato e dà speranza.
Nel suo significato etimologico, discreto invece dice: “sufficiente a soddisfare le principali esigenze”.
Ma quali esigenze? Di chi?
Qual è lo sguardo sul ragazzo e ragazza che produce quel discreto?
Che cosa dice a loro quel “discreto”, di sé, del proprio percorso di apprendimento? Quali suggerimenti passa?
Che cosa accade nel loro cuore, nella loro mente di fronte a un valore che non riconosce la fatica fatta, l’impegno messo?

Sovente un discreto non offre indicazione per andare oltre, non tiene conto dei bisogni che ragazzi e ragazze hanno di essere ascoltati, sostenuti nella fatica che comunque sperimentano nella crescita.
Una valutazione per incoraggiare dovrebbe riconoscere che quanto essi/e fanno in quel momento è quanto riescono a fare, e aiutarli a cercare uno sviluppo prossimale.
È come essere sotto acqua ed avere solo un filo d’aria per respirare e impegnarla tutta per uscirne, è avere bisogno solo di uno sguardo benevolo, di una mano che si tende, di qualcuno che crede in noi e con lo stare accanto silenzioso ci dica: “Ce la puoi fare!”.
Ecco allora, “discrezione è pure benevolenza”!
[1] Dante – Paradiso, XXXIII, v. 145
[2] Da CleX71, Twitter
[3] Da CannovaV, Twitter
[4] Da Pea_terrible, Twitter
[5] Emanna53
[6] Da Eloisa_pi, Twitter

