Calciosociale: un progetto di inclusione
Cambiare le regole del calcio per ridiscutere le regole del mondo.
Il Calciosociale è un progetto di inclusione sociale che nasce un po’ per gioco, a Roma, nel 2005. L’idea è di Massimo Vallati, il fondatore, che ha una certezza: cambiare le regole del calcio per ridiscutere le regole del mondo.
Il progetto nasce nel quartiere di Monteverde a Roma, ma nel 2009 arriva a Corviale dove mette radici e si espande. Corviale è un quartiere situato nella periferia sud-ovest di Roma, conosciuto per il Serpentone, un complesso residenziale lungo quasi un chilometro e costruito a scopo di edilizia sociale. Lo scopo non è stato raggiunto e, nel corso degli anni, il Serpentone è diventato un luogo di abbandono, degrado e occupazioni abusive. Per Massimo Vallati Corviale è, quindi, il luogo giusto per il Calciosociale che, qui, dà vita al Campo dei Miracoli, un centro sportivo aperto a chiunque e che promuovere i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, della corretta crescita della persona e del sano rapporto con la società, in un contesto spesso dominato da valori opposti.
Già la struttura del centro sportivo fa capire quali sono le intenzioni e qual è la filosofia che sta dietro al progetto di Calciosociale. Gli edifici sono in bioarchitettura, dal design modernissimo. I materiali utilizzati il legno, l’argilla, la canapa, il canniccio, non c’è cemento. Il campo di calcio è stato costruito con materiale biodegradabile totalmente eco-sostenibile, sughero, cocco e olio di lino. L’ingresso al centro è rappresentato da un cancello in ferro battuto in cui sono intagliati un sole stilizzato, il simbolo di Calciosociale, e una frase: “Vince solo chi custodisce”. Le barriere architettoniche sono state abbattute permettendo il completo accesso ai disabili e la possibilità di svolgere sport paraolimpici.
Ma come si gioca a Calciosociale? Si gioca dentro e fuori dal campo e può giocare chiunque: bambini, bambine, persone adulte, persone anziane, persone con disabilità. Il gioco del calcio diventa una metafora di vita e uno strumento per promuovere i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, della crescita della persona, del sano rapporto con la comunità e anche l’occasione per promuovere eventi culturali e di riflessione.
Naturalmente ci sono delle regole per poter giocare e sono delle regole tanto rivoluzionarie, quanto meravigliose. Quali sono queste regole? Eccole qui:
Regola n. 1 | Chiunque può partecipare purché abbia un’età compresa tra i 10 e i 99 anni.
Regola n. 2 | Non ci sono squadre più forti: ognuno ha lo stesso coefficiente tecnico e tutti hanno le stesse possibilità di vincere.
Regola n. 3 | In ogni squadra ci sono due educatori che sono come il papà e la mamma della squadra.
Regola n. 4 | Non esiste l’arbitro ogni giocatore deve imparare ad essere responsabile.
Regola n. 5 | Un giocatore non può fare più di tre gol a partita, ma deve aiutare gli altri a segnare.
Regola n. 6 | Il calcio di rigore viene battuto dal giocatore meno forte.
Regola n. 7 | Nessuno resta in panchina, giocano tutti. Siamo tutti titolari!
Regola n. 8 | Prima e dopo la partita ci si prende tutti per mano per condividere le proprie emozioni.
Regola n. 9 | Le partite non si giocano solo sul campo. Le squadre si sfidano anche nelle attività comunitarie e i punteggi vanno in classifica.
Beh, che dire, a volte basta guardare le cose da un’angolatura diversa e cambiare qualche regola per dar vita a qualcosa di rivoluzionario come il Calciosociale. Se vuoi saperne di più su questa storia, ascoltando le parole dei protagonisti, puoi guardare Corviale. Tra miracoli e calcio sociale.