Generare campionesse
Essere genitori di giovani atlete agoniste: la chiave è la condivisione.
Avere due figlie che ottengono ottimi risultati, entrano nel professionismo e indossano la maglia della Nazionale è la somma di importantissimi traguardi, più importanti di un singolo trionfo, e in questo caso è frutto anche, anzi soprattutto, di un legame profondo, indissolubile: quello familiare.
Sì, perché i Paladin sono una famiglia con la passione per il ciclismo nel sangue. Lucio e Carmen l’hanno trasmessa alle figlie, Asja e Soraya, che, partendo da semplici biciclettate in famiglie, si sono poi distinte nel panorama del ciclismo femminile nazionale e internazionale, raccogliendo intorno a sé tutto l’orgoglio di un paese, Cimadolmo, e dell’intera Marca Trevigiana.
Come genitori, non è sempre facile gestire l’agonismo dei figli, che si deve far combaciare con altre priorità, tra cui la scuola, senza perder di vista i valori su cui verte l’educazione. Dopo l’intervista alle giovani campionesse, eravamo curiosi di sentire anche il punto di vista dei genitori; ve lo riportiamo.
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Lucio e Carmen, possiamo dire che per voi genitori il ciclismo è stato importante come scuola di vita per crescere le vostre figlie?
È il principio che ha governato noi genitori sin dalle loro prime pedalate. Asja e Soraya hanno cominciato a praticare ciclismo all’età di 6 anni e praticamente non hanno mai smesso. Oltre al ciclismo hanno praticato svariate altre discipline sportive per poi sceglierlo come passione e stile di vita. Per noi genitori lo sport è stato un alleato per far crescere Asja e Soraya con sani principi educativi. Per questo siamo convinti che lo sport, oltre ai risultati sportivi, che senza dubbio ci hanno dato grandi soddisfazioni, ci è stato di grande aiuto nell’educare le nostre “bimbe” e questo per noi è il più grande risultato.
Com’è stato vederle diventare professioniste? Avete mai avuto timori? E che consiglio date ai genitori che stanno per affrontare il vostro percorso?
Ti dirò che è stata un’evoluzione quasi logica. Forse non ce ne siamo nemmeno accorti. È stato tutto un cammino “naturale”. Abbiamo condiviso con Asja e Soraya le nostre e le loro passioni con spontaneità e semplicità e ogni successo e ogni scalata per arrivare al professionismo è stata vissuta quasi come una logica conseguenza dei traguardi che la vita ti riserva quando fai le cose con impegno, dedizione e passione. Non nascondiamo che abbiamo vissuto delle forti emozioni che auguro a qualsiasi genitore di poter vivere. Proprio queste emozioni sono state anche le paure più grandi da affrontare, perché se non le trasmetti ai figli nella giusta maniera ed intensità rischi di creare in loro delle false aspettative. Parliamo in modo particolare di quell’emotività negativa che sia nello sport che nella vita bisogna saper affrontare, poiché spesso le sconfitte sono molto più difficili da gestire dei successi. Nella vita si vince ma soprattutto si perde ed è saper gestire bene le sconfitte che ti fa screscere e maturare. Per questo consigliamo a tutti i genitori di far fare sport ai loro figli. Lo sport è una scuola di vita ma per essere tale deve essere condivisa tra figli e genitori. Noi ci siamo sempre divertiti a giocare assieme a loro e continueremo a farlo.