In volo con le Frecce Tricolori
Intervista al Comandante Stefano Vit, in occasione dei 100 anni di Aeronautica Militare
Quando il cielo si tinge dei colori bianco, rosso e verde, ci si sente subito orgogliosi di essere italiani: è un momento speciale, in cui ogni tensione si stempera e volteggiano nell’aria sogni, speranze, desideri… Sembra quasi che prendano forma! Un brivido di emozione ci solleva dalle nostre preoccupazioni e ci incoraggia a credere che sì, ogni evoluzione è possibile, dentro e fuori di noi, se lo vogliamo, insieme.
È un anno, questo, tutto dedicato ai festeggiamenti per il Centenario dell’Aeronautica Militare (28 marzo 1923 – 2023): un secolo di storia comune, caratterizzato e impreziosito da un continuum di valori, di cui la Pattuglia Nazionale Frecce Tricolori è un condensato, poetico. Ogni volta che le Frecce Tricolori solcano il cielo dicono spirito di servizio e senso di appartenenza, restituendo ammirazione e incoraggiando.
E noi abbiamo colto al volo l’occasione del Centenario, per unirci ai festeggiamenti. Dopo aver collaborato alla realizzazione della mostra “Treviso presenta il volo acrobatico in formazione” a Palazzo dei Trecento con il Club Frecce Tricolori N.2 Treviso e Blue Vortige, ci siamo rivolti direttamente alla Pattuglia Nazionale.
Qui riportiamo la nostra intervista al Comandante delle Frecce Tricolori, il Tenente Colonnello Stefano Vit, cui abbiamo dedicato la copertina dell’ultimo numero della nostra rivista (scopri dove trovarla!).
***
Cosa vuol dire essere comandante delle Frecce Tricolori?
È un grande onore e al contempo una forte responsabilità. In qualità di Pony 0 sono il Comandante dei dieci piloti in volo, con i quali sono in costante collegamento radio, al fine di garantire la sicurezza e la spettacolarità delle loro esibizioni. Come Comandante del Reparto, sono anche responsabile dell’operato dei circa 100 militari che ne fanno parte e che ogni giorno lavorano dietro le quinte per rendere possibile quello che voi vedete in aria. Avverto in ogni momento la responsabilità del mio lavoro e ho a cuore il benessere di ciascuno di loro.
Com’è il volo acrobatico dalla sua prospettiva?
Dopo tanti anni a bordo del nostro MB 339, è stato strano e sfidante abituarsi alla nuova prospettiva a terra. Quello che non mi aspettavo è che mi avrebbe regalato tantissime, nuove emozioni. Le manifestazioni della scorsa stagione corrispondono ad altrettanti bellissimi ricordi per me: vivere l’Alona tricolore da terra, sentire la musica e lo speakeraggio, vedere le reazioni del pubblico da vicino, sono tutte cose che in volo non avevo mai avuto l’opportunità di apprezzare e che dopo 12 anni alle Frecce Tricolori hanno saputo regalarmi nuove emozioni.
E un pilota durante un’evoluzione cosa prova?
Ogni pilota le risponderebbe in modo diverso a questa domanda. Certo è che durante l’esibizione ciascuno di noi è strettamente concentrato su quello che sta facendo, in un ritmo incalzante di manovre che si susseguono una dopo l’altra. In quei frangenti si pensa soltanto a ripetere i movimenti eseguiti centinaia di volte in addestramento, concentrandosi sulla sicurezza e sulla spettacolarità del volo. Una volta a terra, le emozioni arrivano tutte insieme, specie quando ci esibiamo nello stesso aeroporto di rischieramento e possiamo vedere da vicino il pubblico e il suo calore.
Come si entra nelle Frecce Tricolori? Quali sono le caratteristiche tecniche ed umane che un pilota militare deve possedere o raggiungere?
I Pony delle Frecce Tricolori vengono selezionati tra i piloti operativi dell’Aeronautica Militare che provengono dalle linee jet e sono dotati di una certa esperienza (Tenenti o Capitani con almeno 750 ore di volo). La partecipazione alle selezioni avviene su base volontaria. Una volta presentata la propria candidatura, i piloti trascorrono una settimana qui a Rivolto, durante la quale valutiamo le loro abilità al volo ma soprattutto le loro caratteristiche umane. Non cerchiamo solo un bravo pilota: diamo per scontato che tutti loro lo siano, in quanto piloti operativi della nostra Aeronautica. Ciò che per noi è fondamentale è selezionare la persona che meglio sappia inserirsi all’interno di una squadra già rodata, compatta e coesa. Siamo abituati a compiere acrobazie aeree a 600 km/h, a poco meno di due metri di distanza l’uno dall’altro. Per questo è importantissimo potersi fidare ciecamente di chi ti sta in ala, in volo come a terra. Cerchiamo una persona che sappia sacrificare la propria individualità per mettersi all’esclusivo servizio della formazione.
Su quali valori si regge la coesione del gruppo?
Sulla professionalità, anzitutto. All’interno di un gruppo ci si fida l’uno dell’altro se si sa di poter contare in qualunque momento sulle capacità di chi ci sta a fianco. Questo è vero soprattutto in un mestiere come il nostro, nel quale affidi la tua sicurezza e la tua incolumità al lavoro degli altri e dunque devi poter essere certo che si tratta di professionisti dal valore indiscusso. E poi, naturalmente, le qualità umane essenziali in qualunque gruppo di persone: l’educazione, il rispetto dell’altro e del suo contributo al risultato finale – per piccolo che possa essere –, la capacità di alternare momenti di lavoro a momenti di essenziale svago, che contribuiscono a rafforzare il legame tra le persone.
Alla luce della sua professione e dell’esperienza maturata, ci dica: come si affronta l’imprevisto (in volo e nella vita)?
L’imprevisto è ineliminabile, in volo come in qualsiasi altra situazione della vita. Per quanto ci si possa preparare, ci sono cose che non dipendono da noi. Quello che credo è che più ci si prepara, più ci si addestra, più si studia e più si riduce l’incidenza del caso sul risultato finale. Proprio perché ci saranno sempre cose che non dipendono da noi, penso sia dovere di ognuno impegnarsi il più possibile per influire positivamente sul raggiungimento dell’obiettivo prefissato.
Cosa direbbe a un ragazzo che sogna in grande?
Che ha ragione a farlo. Penso che si debba sempre puntare ai propri sogni e obiettivi senza limitarsi già in partenza, preparandosi in modo adeguato per raggiungere il risultato desiderato. Poi certo, possono verificarsi circostanze indipendenti da noi che ci costringono a cambiare traiettoria o a ridimensionarci un po’, ma non è giusto precludersi da subito la possibilità di sognare in grande.
(Nello Mazzer)