Erwin: in viaggio per vincere la paura
Da Cordignano a Santiago de Compostela, a piedi
Dopo sei mesi di cammino, lo scorso novembre Girolamo (Erwin) Del Pioluogo è tornato a casa, a Cordignano (TV).
Il 58enne era partito da solo il 26 maggio 2022 dal suo paese natale verso Santiago de Compostela nell’intento di vincere le paure interiori e abbandonare i legami che gli impedivano di essere sereno, felice e tranquillo.
Non essendoci un percorso già tracciato da Cordignano verso l’ambita meta di pellegrinaggio spagnola, Girolamo se lo è creato, attingendo dalla sua trentennale esperienza di scout e dalla conoscenza dei cammini montani, sicché l’istinto gli ha suggerito di passare proprio attraverso le montagne, con il desiderio, inconscio, di passare a rivedere, dopo tanti anni, i suoi parenti in Svizzera.
«Sono partito da casa verso l’abbazia cistercense di Follina con uno zaino e una tenda. Mi sono detto: “l’importante è partire ed avere come obiettivo Santiago de Compostela; se non arrivo non è importante”. Dalle mie precedenti esperienze, sapevo che in un lungo cammino bisogna essere prudenti. I primi tre giorni sono fondamentali, in quanto il corpo necessita di questo tempo per adattarsi, manifestando sintomi quali infiammazioni, vesciche ai piedi e tendiniti. Bisogna avere uno zaino leggero, non oltre i 15kg, una torcia, un fornelletto, un’amaca, un giubbotto e dei buoni scarponcini, che, nel mio caso, mi sono stati regalati da un esperto calzolaio di Orsago e mi hanno permesso di fare oltre 3000 km senza problemi! Nonostante si decida di fare il pellegrino, l’avventura ha un costo non indifferente, per il cibo e per il pernottamento. In Italia, ma soprattutto in Svizzera, le strutture sono molto costose, pertanto ho dormito all’aperto per 3-4 notti, poi occasionalmente in B&B o strutture di fortuna. Sono molto timido a rapportarmi con le persone, quindi, nella prima parte del viaggio, ero titubante a chiedere ospitalità alla gente, ma in tante occasioni ho incontrato dei veri angeli, che mi hanno fatto dimenticare la stanchezza e mi sono diventati amici. Ho sempre trovato persone meravigliose, ospitali: qualcuno, senza conoscermi, mi ha dato le chiavi di casa, altri mi hanno prestato dei soldi. Posso dire che il mondo che ho incontrato è pieno di fratellanza, non è il mondo negativo che passa in televisione!».
Girolamo (Erwin) ha attraversato la Valsugana percorrendo in solitudine la ciclabile lungo il Brenta. Poi ha deviato attraversando la Val di Non, seguendo un antico cammino ricostruito fino a Merano e ben segnato dalla conchiglia simbolo del pellegrino.
All’inizio ha avuto dei momenti di scoraggiamento, ma poi ha ripreso fiducia. Dopo qualche settimana ha preferito abbandonare la piccola tenda, perché ogni mattina doveva essere smontata e asciugata; in più, dormirci dentro con il materassino e a volte anche mangiare gli dava l’impressione d’essere prigioniero in mezzo alla natura. Ha optato quindi per un grande poncho, che, sorretto da dei bastoni, gli facesse da riparo; sovente dormiva sul materassino per terra o sopra le panchine. La sua alimentazione era costituita da uova, pane, formaggio e salumi, mentre gli integratori, atti a sostenere lo sforzo fisico prolungato, erano delle piante commestibili (tarassaco, equiseto, arvensis o bacche di rosa canina) immerse a volte nell’acqua come aveva appreso da un corso di botanica.
«Per raggiungere la Svizzera ho seguito il sentiero delle vie dell’acqua e, in seguito, i sentieri vicino ai nevai e ai ghiacciai, soffrendo anche il freddo, in quanto non avevo più nulla da indossare. Ingegnandomi, ho utilizzato i calzini come guanti! Non nascondo che la sera ho pregato perché ero in difficoltà ma ho sempre confidato nella Provvidenza, che mi ha aiutato».
Dopo essersi fermato qualche giorno dai suoi cugini e ripreso le forze, a Ginevra il nostro viandante ha potuto fare la credenziale per accedere a determinate strutture ad un prezzo agevolato.
«Fino in Francia, non ho praticamente incontrato pellegrini, cosicché ho camminato sempre da solo; il mio compagno di viaggio era un bastone di castagno raccolto durante il tragitto, ho parlato sovente con lui. A volte, di notte, ahimè, mi svegliavo senza rendermi conto di dov’ero. La Francia è bellissima, ma lunghissima da percorrere a piedi! Ho avuto delle difficoltà quando pioveva o di sera, poiché i villaggi con le fattorie sono molto distanti l’uno dall’altro. Per non perdermi, avevo acquistato una cartina, così da seguire la Grande Randonnée 65 e decidere di volta in volta dove dormire in funzione della giornata trascorsa. I sentieri sono ben segnati, mai vicino ai fiumi ma in quota; a volte facevo 30km nel bosco, rimanendo anche senza cibo, prima di trovare un gîte (ricovero, alloggio ndr).
In solitudine dentro all’universo, così intimamente connesso al paesaggio, spesso mi sono posto delle domande…; la bellezza di fare il pellegrino è anche il miracolo di vedere ogni mattina il sole che si alza in mezzo alla natura».
Solo a inizio luglio, dopo quasi 900km, Girolamo, sul sentiero GR 65, ha iniziato a incontrare ciclisti e altri pellegrini: qualcuno camminava con l’asino, in quanto i gîtes de France sono attrezzati per ospitare anche gli animali.
«Ho attraversato il Massiccio Centrale quando faceva molto caldo: ero costretto ad alzarmi alle 04.30 e camminavo fino a mezzogiorno, bisognava bere molta acqua, integrare spesso, e scegliere i momenti migliori della giornata per camminare. Molte erano le persone in difficoltà a causa dell’inesperienza e dell’elevata temperatura. Ricordo che in certi tratti l’asfalto della strada era rovente, si scioglieva! Quando trovavo feste o mercati nei paesi, mi fermavo per riposarmi e facevo pure il bagno nel fiume per rinfrescarmi. Ho mangiato molto paté, perché è nutriente, ma non nego che più volte sono entrato speranzoso nelle pȃtisseries con un fiore raccolto nei prati per scambiarlo con qualche dolcetto. Un giorno fortunato, passando davanti all’inaugurazione di un gîte, mi hanno offerto dello Champagne.
Il cammino passa sovente in mezzo ai boschi per sbucare poi in piccole città medioevali: a volte sembrava d’essere fuori dal tempo come nel sito turistico francese di Rocamadour, dove c’è un Santuario; ho approfittato per sostare là qualche giorno. Da ogni luogo dove mi fermavo traevo energia fisica e psichica».
Dopo aver percorso 1720km a piedi, il 10 agosto il nostro solitario pellegrino è giunto a Saint Jean de Port in prossimità del confine con la Spagna; da quel momento, strada facendo, non sono mancati gli incontri. Come quello con un viandante francese, che, ogni sera, scriveva sul suo diario una storia per farla leggere a un ragazzo che non poteva camminare e così renderlo partecipe del viaggio.
«Nelle strutture parrocchiali dove sono stato accolto mi hanno dato la possibilità di cucinare per la comunità; lì, condividendo il cibo, ho vissuto il vero spirito del pellegrino. In Spagna le strutture sono sempre affollate: c’è la tendenza di fare il cammino prenotando in anticipo i pernottamenti, senza lasciarsi guidare dallo spirito o dalla provvidenza ma dalle scadenze precise. Visivamente si nota il contrasto tra il turista profumato, ben vestito, con lo zaino sovente trasportato da un furgone, e il viandante dolorante!».
Il tratto fino ai Pirenei è stato per Girolamo il più interessante: è lì, in particolare, che ha fronteggiato la paura di rimanere da solo e superato la dipendenza verso una persona o un luogo. Valicato il confine, ha incontrato gruppi d’italiani che cantavano, suonavano e ballavano felici; si è imbattuto in seguito in turisti provenienti da tutto il mondo, persino coreani.
«Attraversando la Navarra, ho assistito alle feste spagnole con i tori, raggiungendo in seguito Burgos, dove ho visitato la bellissima cattedrale e poi il convento di Sant Antón; lì stanco ho dormito insieme a dei giovani. Ad agosto ho percorso l’altopiano della Meseta, la parte spagnola più difficile e torrida, che, però, mi è piaciuta, in particolare di notte, quando alzavo gli occhi e ammiravo il cielo stellato».
Nell’ultimo tratto del cammino, Girolamo ha notato che la maggior parte delle persone aveva fretta di arrivare a Santiago entro una certa data, perdendosi così, purtroppo, l’opportunità di vivere intensamente il momento presente.
“Gli ultimi 100Km ti permettono di avere il timbro e il riconoscimento del Cammino. Mediamente vedevo 1500 persone ogni giorno, sembrava di essere in un altro mondo! La pace per me era finita: la mattina mi mettevo in colonna e camminavo tra la folla. Arrivato finalmente a Santiago de Compostela, ho ringraziato il Creatore d’avermi dato le forze per concludere il viaggio. In questi sei mesi mi sono accorto che la Provvidenza esiste, ho sempre trovato aiuto. Adesso, per me, casa è in ogni posto, amo dormire all’aperto, mi sento bene dappertutto; vivo con serenità».
Ora Girolamo Del Pioluogo è tranquillo perché ha fiducia nelle persone e migliorato le sue relazioni con il prossimo. Condividere le vicende della vita insieme alle tante persone incontrate gli ha permesso di crescere e di capire meglio se stesso. Il domani non gli fa più paura, perché sa che una soluzione si può sempre trovare, e ha fede in qualcosa di più grande di noi, che sta da qualche parte nell’universo, o forse oltre…
Quest’anno Erwin ha intrapreso un’altra avventura, che, a breve, ci racconterà!