Un arcobaleno dell’aurora boreale (OLAF)
Fu in quella notte che vide il cielo colorarsi di mille colori, come un grande arcobaleno che si dispiegava nel
cielo stellato e Olaf capì che Dio benediceva il suo viaggio.
Olaf, il nostro grande e santo re, aveva voluto dirigersi sempre più a nord, per vedere i confini del suo regno.
La Parola di Cristo era arrivata fino a quelle terre o ancora l’oscura notte della superstizione stava
opprimendo i suoi sudditi? Si fermò quindi nei pressi della spiaggia di Mjelle. Gli avevano infatti riportato
alcune strane superstizioni proposito dei mostri che si nascondevano nello stretto di Saltstraumen. I monaci
e i sapienti che si erano spinti fin lì gli avevano spiegato molto chiaramente che non si trattava d’altro che
dei gorghi generati dalle fredde correnti del mare, ma certo la sua presenza avrebbe rassicurato i pochi
contadini che vivevano sperduti in quelle lande. Fu in quella notte che vide il cielo colorarsi di mille colori,
come un grande arcobaleno che si dispiegava nel cielo stellato e Olaf capì che Dio benediceva il suo viaggio.
Questo viaggio pastorale ante-litteram, da parte del santo re di Norvegia Olaf (995-1030) verso le fattorie
più sperdute del suo regno, è l’occasione per testimoniare di uno dei fenomeni naturali più belli e
affascinanti che siano dati all’uomo di assistere. Si tratta dell’aurora boreale, quel fatto assai raro,
contemplare anche noi nel nostro cielo italiano nei mesi scorsi!
Quello che è affascinante nel racconto è che Olaf interpreta il fenomeno come l’arcobaleno che Dio
dispiega nel cielo alla fine del diluvio. «Dio disse: ‘Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli
esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il mio arco nella nuvola e servirà di
segno del patto fra me e la terra. Avverrà che quando avrò raccolto delle nuvole al di sopra della terra,
l'arco apparirà nelle nuvole; io mi ricorderò del mio patto fra me e voi e ogni essere vivente di ogni specie, e
le acque non diventeranno più un diluvio per distruggere ogni essere vivente’» (Gn 9,12-15). Nella sua
preoccupazione di eliminare dalla sua terra l’angoscia e la paura, dovuta alle superstizioni legate alla
natura, Olaf trasforma quella che era la lettura corrente di questi strani fenomeni, nell’immagine di una
benedizione divina. Il suo sguardo si fissa sui colori, esso nella natura sa contemplare la sublime bellezza e
non si lascia sconvolgere da quello che non è spiegabile. Ogni cosa diviene per lui il segno della presenza
del suo Amato, il Signore che ha fatto i cieli e la terra. Mi fa venire in mente la bella poesia di
un’importante poetessa norvegese, proprio di quella stessa terra di Olaf e che come il santo re riesce a
riconoscere nelle case e negli alberi della sua città l’arrivo del suo innamorato:
Devi essere arrivato in città!
Lo vedo chiaramente.
Tutte le case mi stanno sorridendo.
Hanno capito che ti amo.
Devi essere arrivato in città!
lo vedo dagli alberi del parco.
Hanno foglie vibranti,
ricevono baci dal sole e dal vento.
Devi essere arrivato in città!
Perciò
questa gioia incredibile
dalla luce e dall’alba
dalle barche a vela e dalla brezza.
Tutto è diverso oggi.
Quel che ieri era una lunga serie di case grigie
oggi è dipinta di oro e porpora
dal tramonto del sole.
Quella che ieri era gente qualunque
che andava all’autobus o all’auto
oggi sono persone
con una vita dentro.
Ciò che ieri era traffico e frastuono
oggi è il battito del cuore della città,
quello grande che fa muovere tutto!
In breve: Tu devi essere arrivato in città!
– Marie Takvam, Parole dritte al cuore –
Fra Alberto Maria Osenga
Monastero benedettino “SS. Trinità”, Dumenza (VA)