L’ape è un’opera d’arte
Quando mi capita di pensare alle api, il mio pensiero va quasi in automatico indietro nel tempo, all’epoca in cui guardavo il cartone animato dell’ape Maia con le sue avventure in un mondo in miniatura fatto di fiori, foglie, altri insetti, vento e pioggia che potevano essere una minaccia per un insetto così piccolo e così delicato.
In seguito, a scuola, ho imparato quanto è importante il loro lavoro di impollinazione per nutrire i fiori e aiutarli a diventare la frutta e la verdura che poi finiscono sulle nostre tavole. Per non parlare dei prodotti della loro proverbiale operosità, dal miele alla pappa reale, solo per citare quelli più conosciuti.
Un ruolo prezioso, il suo, celebrato anche dall’arte, fin dagli albori della civiltà, dai bassorilievi alla pittura. Se ne trovano infatti tracce fin dall’arte egizia.
Oggi, ancora più che in passato, questo piccolo, prezioso, insetto va preservato come un’opera d’arte dal momento che rischia l’estinzione per effetto dell’azione dell’uomo, con l’uso massiccio dell’agricoltura intensiva, dei pesticidi e per effetto del cambiamento climatico che sta modificando il suo habitat naturale. Ma proprio in questa situazione sta il paradosso nel senso che a proteggere le api si sta adoperando quello stesso uomo che rappresentala sua prima minaccia.
Le modalità sono le più varie. Se avete presente gli spot che passano in televisione, ci sono numerose aziende che si stanno impegnando per la loro tutela e che spaziano da una famosa azienda alimentare italiana al nome di peso della cosmesi di lusso francese.
Esistono persino dei gioielli che richiamano le fattezze delle api e si sono trasformati in ciondoli e orecchini, acquistando i quali si contribuisce alla loro salvaguardia. Non solo, per strano che possa sembrare, la tutela delle api è un tema che interessa anche le grandi città.
Come? Me lo ha raccontato Beppe Manno, che, guidato dalla sua passione per questo piccolo insetto, ha creato una società che si chiama Alveari Urbani. Il suo scopo principale è creare tanti punti nei quali le api possano trovare rifugio e che sopravvivano grazie alla sponsorizzazione delle aziende.
Un progetto che tocca anche le scuole perché la parte più importante del suo lavoro è la formazione delle persone, meglio se a cominciare dalla tenera età.
Un percorso, questo, nel quale c’è ancora molto da fare se si pensa che tra gli adulti ancora non è chiara la differenza tra un’ape e una vespa e che esistono anche le api selvatiche che non vivono all’interno di una gerarchia come può essere un alveare e per le quali insegna a costruire dei rifugi per l’inverno.
Inutile dire che l’entusiasmo maggiore per questo piccolo insetto arriva proprio dai bambini, curiosi come solo loro sanno essere nei confronti di tutto ciò che le riguarda così come per la loro protezione.
Tornando alle api, come sopravvivono in città? Per capirlo occorre superare l’associazione con cemento e inquinamento per guardare, per esempio, ai balconi fioriti che gli garantiscono cibo e la biodiversità di cui hanno bisogno. Inoltre, le api non subiscono lo smog tanto che nel miele degli alveari urbani non ne sono state trovate tracce.
Ecco perché, oltre agli alveari urbani, Milano ospita anche quelli di artista. È un progetto nato nel 2015, l’anno di Expo, allora dedicato all’alimentazione e alla sostenibilità. In quella occasione furono chiamati a raccolta artisti e designer per crearne alcuni ad hoc da sistemare in zone della città che avessero bisogno anche di una riqualificazione.
L’ape, dunque, è diventata oggetto di interesse e tutela fino a elevarla a opera d’arte. Speriamo di essere ancora in tempo.