Amen, Alleluia, Don Lorenzo
Come si sa e senza potersi fare delle illusioni, i sacerdoti esercitano il loro ministero da pellegrini………diffondono i semi delle loro conosceze, del loro carisma e delle loro intuizioni in diverse comunità del territorio, permettedo così a fedeli e credenti di confermare, accrescere ed evolvere il proprio credo.La parrocchia di San Vendemmiano che ha recentemente accorpato le parrocchie di Zoppé e di Saccon ha potuto avvalersi anche in questi ultimi quattro anni di giovani e promettenti sacerdoti che hanno operato nella comunità richiamando e confermando la vivace e motivata assemblea di fedeli e dei vari gruppi che tengono unita e viva la vita cristiana.
Domenica 29 settembre alle 10:30 le tre comunità parrocchiali si sono riunite alla Santa Messa presieduta da don Lorenzo Cavinato che dava il suo saluto per migrare nei prossimi giorni a seminare i suoi doni nella pastorale giovanile coneglianese.E’ stata una gran festa,come fosse il giorno di Natale, perché bisogna dire il nostro carissimo don Lorenzo è entrato profodamente nel cuore di giovani e non.Anche nell’omelia di questo suo saluto, ha toccato le corde dei più, lasciando tutti piacevolmente soddisfatti, arricchiti, appagati dalle sue parole che di seguito vi proponiamo in lettura:
È sempre stucchevole parlare di se stessi in pubblico, ma permettetemi oggi questa
licenza, vista la particolarità di questa messa. Giunto al termine di questa fase ricca
e bella della mia vita, ho sentito il desiderio di lasciarmi giudicare dalla Parola di Dio.
Il giudizio suona ai nostri orecchi come negativo di questi tempi, ma quanto è
liberante lasciarsi giudicare dalla parola di chi vede tutto nell’amore. E la Scrittura
che accompagna questa domenica è veramente incontenibile.
Si parla anzitutto dello Spirito di Dio, adombrato in quella nube, che riempie Mosè e
si travasa sui settanta anziani, fino a dimorare in chi non fa parte della cerchia degli
eletti. Ne abbiamo un riflesso anche nel vangelo, dove gli apostoli non capiscono
come un tale ignoto possa essere investito dello spirito di guarigione nel nome di
Gesù. Questa è una verità da sempre: lo Spirito schizza dappertutto o – per usare le
parole di Gesù – «Lo Spirito soffia dove vuole e ne senti la voce». Che cosa ho
vissuto in questi anni insieme a voi? Mi sono appassionato degli schizzi dello
Spirito, di quei frammenti d’infinito presenti nel cuore di ciascuno di voi. Quando ero
all’università e mi chiedevano «Come mai studi Giurisprudenza?», io davo una
risposta apparentemente senza senso: «Perché sono appassionato dell’uomo».
Perché poi ho studiato Teologia? Perché mi appassionava Dio nell’uomo. Ho
qualche hobby, qualche passione? Ascoltare l’uomo per sentire Dio. Posso dirvi che
molta commozione è passata nei miei occhi in questi anni ascoltando cosa Dio ha
operato in voi. Di questo vi ringrazio.
Gesù nel vangelo parla di coloro che hanno dato da bere un bicchiere di acqua
fresca a chi era di Cristo. Posso dirvi che, al di là dei tanti bicchieri di acqua che ho
ricevuto, voi avete dissetato la mia sete di Dio e il mio sacerdozio. Gesù dice che
non verrà meno la vostra ricompensa.
Ciò che mi ha maggiormente scosso leggendo questo vangelo è però il tema dello
scandalo. Gesù è particolarmente duro con chi scandalizza i piccoli. Ora, sappiamo
che scandalo (skándalon in greco), letteralmente significa “pietra d’inciampo”. Gesù
è duro contro chi mette pietre d’inciampo sul cammino dei “piccoli che credono in
lui”. Vi propongo questa interpretazione. Esiste dentro di noi un luogo nel quale tutti
noi siamo i piccoli nel senso del vangelo. Thomas Merton, grande monaco del XX
secolo definisce quel luogo “punto vergine” e lo descrive così: «Al centro del nostro
essere c’è un punto di nulla, non toccato dal peccato e dall’illusione, un punto di
pura verità, un punto o scintilla che appartiene interamente a Dio e che non è mai a
nostra disposizione, da cui Dio guida la nostra vita». In questo senso, la vita di
ognuno di noi è un cammino verso quel punto vergine, verso il farsi piccoli tra le
braccia di un Padre. Capisco la rabbia di Gesù per tutto ciò che lo interrompe.
Voglio quindi chiedervi perdono se in qualche momento non ho favorito il vostro
cammino, ma vi ho scandalizzato in qualche modo. Posso però dirvi, in piena
coscienza, che sempre ho cercato con tutte le mie forze di fare la volontà di Dio. Di
questo Lui mi è testimone.
Che cosa resta ora da dire. Oggi ho il privilegio di rileggere un tratto della mia vita
con voi. Per certi versi, ho la possibilità di vivere un’anticipazione di Paradiso, il
momento in cui si tirano le fila con Dio e si gode della sua gioia. Che cosa rimane
dunque? Rimane quello che rimarrà anche quel giorno. Sant’Agostino mi viene in
aiuto. Egli dice che rimarranno nella nostra bocca solo due parole: “Amen” e
“Alleluia”. Amen dice la gratitudine perché Dio ha operato nei solchi di questa storia.
Alleluia dice la lode per la bellezza di cui è stato capace.
Dunque, care comunità di San Vendemiano, Zoppè e Saccon. Amen e Alleluia. Il
resto, lo lasciamo al Paradiso.
Claudia De Vido