Il Castelletto riaffiorato dalla storia affascina e rende gli eventi indimenticabili
Sulle colline della pedemontana vittoriese, tra il IV e il V secolo, sorsero diversi castelli e fortezze, come il Castello di Re Matrucco, il Castrum Teodorici e il Castelletto di Cappella Maggiore, al fine di contrastare le invasioni di barbari ed altre popolazioni.
Ci soffermiamo sul Castelletto di Cappella Maggiore. Situato in un punto strategico di controllo del territorio, questo diede rifugio sia durante le invasioni barbariche sia durante le incursioni degli Ungari e, cinque secoli dopo, dei Turchi; a seguito dei danni causati dagli Ungari fu ricostruito nel X secolo.
La fortificazione medioevale nel 1700 divenne la residenza estiva della famiglia veneziana Piazzoni, che vi costruì l’oratorio di S. Giovanni Battista, tutt’ora esistente, poco a nord. Negli anni seguenti, l’edificio rimase in completo stato di abbandono e diviso in due differenti proprietà. Nel 1970 il Castelletto fu acquistato da Verga Falzacappa Ranieri di San Vendemiano, un pittore che, attratto dalla suggestione irresistibile del sito, ne fece luogo di lavoro, inconsueta dimora e altresì posto dove poter organizzare delle feste. Fu lui che nel 1980, insieme all’architetto Lapasini di Vittorio Veneto in accordo con la Soprintendenza archeologica belle arti di Venezia, determinò i principali criteri progettuali di recupero mantenendo un grande spazio centrale, realizzando alcune colonne e una terrazza.
Sul soffitto della sala principale, è ancora visibile un affresco da lui realizzato.
Nel settembre del 1996 il Castelletto passò di proprietà di Armando Scarpis e Gladys Altoè, che l’acquistarono con l’intenzione di farne la propria residenza. Gladys ci racconta la vicenda: «I mie genitori originari di Cappella Maggiore nel 1948 si trasferirono per lavoro in Venezuela, conservando sempre nella mente e nel cuore questo luogo, emblema del paese, tanto che, rientrati in Italia negli anni ’70, avevano come desiderio di acquistare e sistemare questo castello abbandonato. Io, fin da piccola, quando ritornavo al paese per trovare i parenti, andavo sempre a vedere, affascinata, il misterioso castelletto».
Anche Armando Scarpis, abitando a Cappella Maggiore, aveva il desiderio di ridare in qualche modo vita a queste antiche mura. Gadys continua: «Entrambi volevamo ristrutturare questo luogo per trasformarlo in abitazione privata. Iniziammo a togliere tutta l’infestante edera insinuata tra le pietre dei muri in vent’anni e a rinforzare le fondazioni della parete più antica che appoggia sull’unica vena di roccia della collina morenica. Nel corso della progettazione, fatta insieme all’architetto Sergio De Nardi di Vittorio Veneto, ci rendemmo conto, però, che per creare delle stanze abitative era necessario sezionare il grande spazio all’interno del castelletto. Accostando materiali antichi e moderni, decidemmo allora di lasciare il piccolo castello com’era stato costruito nei secoli precedenti, trasformandolo piuttosto in un bene aperto al pubblico, adibito a mostre, momenti musicali-culturali ed eventi».
Da diversi anni il Castelletto è utilizzato, infatti, per feste nuziali, compleanni, feste aziendali, esposizioni ed eventi di carattere gastronomico. L’interno è dotato di una cucina dove operano i catering ed è munito delle attrezzature necessarie alla fruizione dinamica di qualsiasi tipo d’avvenimento. Di recente dei produttori locali hanno esposto i loro prodotti, sia dentro sia fuori, mentre quest’ anno, ad inizio aprile, in collaborazione con il Comune di Cappella Maggiore e con l’associazione culturale “La Ruota”, si è svolta una rassegna di tre giorni – “L’olio della Serenissima” – alla quale hanno partecipato espositori internazionali.
Per chi volesse vivere l’esperienza di dormire in castello, al piano superiore, nelle quattro torri, sono state ricavate quattro incantevoli camere; gli ospiti provengono per la maggior parte da Germania, Austria, Romania e Slovenia.
Numerosissimi sono stati gli eventi svoltisi lassù in collina, tutti indimenticabili!