Gianni De Zotti: andata e ritorno, con amore
La storia di un ragazzo che fin da piccolo ha avuto le idee chiare su cosa fare nella vita; ora, a 30 anni, dopo diverse esperienze nelle cucine dei migliori hotel e ristoranti internazionali, riapre la storica locanda dei nonni a Zoppè di San Vendemiano, proprio lì dove tutto è cominciato…
Da bambino Gianni De Zotti amava giocare e guardare i nonni mentre preparavano o cucinavano le pietanze nella loro trattoria in centro a Zoppè di San Vendemiano. Si divertiva ad imitarli, quasi fosse un gioco: scegliere le verdure fresche nell’orto, mettere le mani in pasta per fare gli gnocchi, mescolare e gustare in cucina i cibi dai sapori diversi. Fu naturale per lui, terminato il primo ciclo d’istruzione secondaria, approdare all’Istituto Professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione “Beltrame” di Vittorio Veneto (TV).
Diplomatosi nel 2010, dopo qualche mese, iniziò a lavorare in un Pub, ma questo lavoro non lo soddisfaceva, nonostante fosse ben retribuito. Partecipò a vari stage, che gli permisero di trovare lavoro presso alcuni ristoranti, dove imparò i primi segreti del mestiere.
Desideroso di coinvolgenti esperienze, nel 2012, senza troppe aspettative, fece arrivare il suo curriculum a Dubai. Gli risposero proponendogli un lavoro e un alloggio; felice ed emozionato partì per gli Emirati Arabi Uniti. A tal proposito, Gianni De Zotti dichiara: «Non so ancora per quale motivo, tra i tantissimi, fui scelto. Forse tra le varie esperienze scritte nel mio curriculum è balzata all’occhio la partecipazione come corresponsabile della cucina ad un evento della Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano».
Arrivato a Dubai, i primi sei mesi sono stati difficili: il giovane cuoco si rese subito conto di dover gestire e organizzare da solo la permanenza; inoltre, la lingua inglese imparata a livello scolastico non era sufficiente per comunicare ed affrontare il mondo del lavoro all’estero, e a render ancora più ostico il capirsi concorrevano tutti i diversi accenti delle persone che lì arrivavano da tutto il mondo, essendo Dubai una città cosmopolita. Con grande spirito di adattamento, Gianni iniziò a lavorare nel ristorante dell’hotel della compagnia alberghiera emiratina “Jumeirah”. La cucina da proporre ai clienti era quella internazionale e il nostro cuoco – italiano – aveva la possibilità di elaborare piatti a base di pasta (naturalmente!).
Dopo circa due anni la “Jumeirah” gli prospettò un nuovo progetto: l’apertura di un ristorante italiano con vista mozzafiato al 50° piano delle Emirates Towers e avente come tema “Alta Badia”.
«In quei luoghi – ci spiega – ai cuochi vengono richieste parecchie ore di lavoro in un ambiente stressante, in quanto i ritmi del lavoro sono altissimi per accontentare la clientela ricca e molto esigente. Le richieste spesso sono stravaganti e da soddisfare in tempi brevi. Ciononostante, venendo a contatto con gli chef di tutto il mondo e utilizzando nelle pietanze ingredienti pregiati, è stata un’ottima esperienza che mi ha dato soddisfazioni, permettendomi pure di conoscere persone note
nel campo della moda, della finanza, della politica e dello sport».
Dopo circa due anni la “Jumeirah” gli prospettò un nuovo progetto: l’apertura di un ristorante italiano con vista mozzafiato al 50° piano delle Emirates Towers e avente come tema “Alta Badia”.
«In quei luoghi – ci spiega – ai cuochi vengono richieste parecchie ore di lavoro in un ambiente stressante, in quanto i ritmi del lavoro sono altissimi per accontentare la clientela ricca e molto esigente. Le richieste spesso sono stravaganti e da soddisfare in tempi brevi. Ciononostante, venendo a contatto con gli chef di tutto il mondo e utilizzando nelle pietanze ingredienti pregiati, è stata un’ottima esperienza che mi ha dato soddisfazioni, permettendomi pure di conoscere persone note
nel campo della moda, della finanza, della politica e dello sport».
Sicuramente un’esperienza che fa curriculum: poco dopo Gianni fu assunto dalla compagnia alberghiera top del lusso mondiale, l’americana “Four Seasons”. Qui il nostro cuoco si cimentò con nuovi gusti, divenendo il responsabile della cucina mediterranea; in seguito gli fu assegnato il compito di preparare la pasta italiana e le pizze per tutto l’hotel di Dubai.
Per farci capire l’ambiente, Gianni ci racconta, ridendo, un divertente aneddoto: «È d’obbligo che quando lo sceicco si avvicina con l’autovettura all’hotel, il portiere della struttura dia subito l’allarme in modo che il personale abbandoni tutto, e inizi a preparare per lo sceicco un menù già predefinito. Beh, una volta però, capitò che l’“allarme rosso” non fu dato e mi ritrovai lo sceicco Mohammed ben Rashid Al Maktum che stava entrando in cucina. Correndo dalla porta di servizio, io ebbi la soddisfazione di urlare l’“allarme rosso” a tutto l’hotel!».
Durante quel periodo di intenso lavoro a Dubai, lo chef Gianni incontrò pure l’amore: Charlotte Wong originaria di Hong Kong. A quel punto, decise di volare a Taiwan per intraprendere insieme a lei un’altra esperienza in un ristorante italiano nella capitale Taipei. A Taiwan rimase per circa due anni e mezzo. Lì c’era un buon tenore di vita, meno stress nell’ambiente di lavoro e un modo di vivere migliore rispetto gli Emirati Arabi.
Per farci capire l’ambiente, Gianni ci racconta, ridendo, un divertente aneddoto: «È d’obbligo che quando lo sceicco si avvicina con l’autovettura all’hotel, il portiere della struttura dia subito l’allarme in modo che il personale abbandoni tutto, e inizi a preparare per lo sceicco un menù già predefinito. Beh, una volta però, capitò che l’“allarme rosso” non fu dato e mi ritrovai lo sceicco Mohammed ben Rashid Al Maktum che stava entrando in cucina. Correndo dalla porta di servizio, io ebbi la soddisfazione di urlare l’“allarme rosso” a tutto l’hotel!».
Durante quel periodo di intenso lavoro a Dubai, lo chef Gianni incontrò pure l’amore: Charlotte Wong originaria di Hong Kong. A quel punto, decise di volare a Taiwan per intraprendere insieme a lei un’altra esperienza in un ristorante italiano nella capitale Taipei. A Taiwan rimase per circa due anni e mezzo. Lì c’era un buon tenore di vita, meno stress nell’ambiente di lavoro e un modo di vivere migliore rispetto gli Emirati Arabi.
«Le diverse culture, tradizioni e modi di vita mi sono servite ad ampliare la mia vita personale e i miei orizzonti culinari. A Taiwan, nel ristorante italiano, proponevamo prodotti e piatti italiani, c’erano i nostri migliori vini, tra cui il Prosecco, apprezzato sia a pasto che come aperitivo. Tra i dolci preferiti dalla clientela locale c’era il Tiramisù».
Nel 2020, alla scadenza del contratto, Gianni insieme a Charlotte, divenuta sua moglie, decidono di rientrare a San Vendemiano per riprendere l’attività di bar e ristorante lasciata dagli avi e creare qualcosa di loro. Nel giardino del ristorante di Zoppè ci sono ora dei salici; da lì Gianni ci dice: «Questo percorso di andata e ritorno è venuto da sé, come il nome del locale. Ci è venuto naturale chiamarlo “Ai Salici” in quanto i miei antenati erano soprannominati “De Zotti saletzhe” per distinguerli dalle omonime famiglie della zona, e poi in onore di mia moglie in quanto il salice è un arbusto di origine orientale».
Oggi la coppia lavora insieme, entrambi hanno una personalità forte e creativa che li porta a confrontarsi, ad assaggiare i piatti, e discutere su cosa inserire o modificare nel menù al fine di ottenere sempre il miglior risultato.
«Il nostro obiettivo è di accontentare il cliente, sorprenderlo, stupirlo ed essere felici del nostro lavoro – conclude così il nostro chef, che ci saluta, non senza aver prima consegnatoci un messaggio per chi, più giovane, sta inseguendo ora i propri sogni – Ai ragazzi che si avvicinano al mondo della ristorazione, o, in generale, a ciò che più li appassiona, suggeriamo di essere curiosi, umili e di guardare alla vita reale facendo sempre nuove esperienze senza mai pensare di essere arrivati!».