COL VETORAZ: GARANZIA DI CURA DAL VIGNETO AL CALICE
Col Vetoraz Spumanti è una realtà che da trent’anni racconta il territorio di Valdobbiadene, dove si trova, lavorando sui dettagli, con dedizione, sacrificio e uno sguardo sempre rivolto al territorio, anche quando si tratta di frequentare i più prestigiosi concorsi internazionali o di abitare, con i propri vini, le tavole di tutto il mondo. Una cura che ha di recente premiato l’enologo (e amministratore delegato) della cantina, Loris Dall’Acqua, con un titolo davvero raro: è stato inserito tra i THE MASTER WINEMAKER TOP 100, lista compilata da The Drinks Business, che annovera i 100 migliori enologi al mondo. Sono solo otto le realtà italiane nella rosa individuata, una selezione che premia l’eccellenza, da sempre frutto, in Col Vetoraz, di un’opera di dedizione e impegno condivisa. Abbiamo avuto così l’onore di intervistare Loris Dall’Acqua per QualBuonVento e ci ha confermato proprio l’impegno al rispetto delle origini.
La qualità per voi è frutto di ricerca, dedizione e rigore. Come fate convivere eccellenza estrema e genuinità?
Per Col Vetoraz il percorso per raggiungere l’eccellenza è uno soltanto: “Assoluto rispetto della materia prima” e questo si coniuga perfettamente con “Genuinità”.
Solo preservando le caratteristiche originali del frutto si possono ottenere i valori fondamentali della piacevolezza, “Equilibrio, Armonia ed Eleganza”.
Un territorio prestigioso, un vino famoso in tutto il mondo: quanto valgono le radici e le tradizioni nel mantenersi con i “piedi a terra”?
Le radici per noi sono tutto, sono il nostro inizio perché parte integrante della terra da cui proveniamo e alla quale apparteniamo. Questo è il filo che ci tiene legati al Valdobbiadene DOCG, una simbiosi irrinunciabile con una terra unica e dal valore inestimabile, che ci impegniamo col nostro lavoro quotidiano a difendere e rispettare e insieme a trasmettere anche nel calice, perché i nostri vini sono gli ambasciatori nel mondo di ciò che siamo.
Dal 2017 avete scelto di non usare la parola “prosecco”, andando controcorrente e senza scendere a compromessi: potete spiegarci questa precisa volontà?
Nel 2009, con la riorganizzazione delle denominazioni del Prosecco, il Ministro dell’Agricoltura ha classificato quest’area come Denominazione di Origine Controllata e Garantita (Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G.), il più alto livello di qualità per i vini italiani, mentre la Denominazione di Origine Controllata (Prosecco D.O.C.) è stata estesa a ben nove province distribuite tra Veneto e Friuli. A partire da quel momento il Prosecco non è più la vite con 800 anni di storia, ma è diventato la denominazione di un territorio molto esteso, dove la coltivazione della vite non è stata tramandata di generazione in generazione dalla saggezza dei più vecchi, dove la maggior parte della vendemmia non viene effettuata a mano, ma con l’ausilio di macchinari e dove questa attività ha assunto una visione prettamente industriale. Tutto ciò ha portato a una situazione caotica, dove la semplice distinzione tra “Prosecco” (vino prodotto nei territori creati nel recente 2009) e “Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG” (vino prodotto sulle colline storiche di Valdobbiadene e Conegliano) non è sufficiente per trasmettere in modo chiaro una precisa identità.
Oggi, quindi, la parola “Prosecco” è diventata molto generica, col rischio reale di banalizzare e cancellare la secolare storia e vocazione delle colline di Valdobbiadene e Conegliano.
Col Vetoraz a partire dalla vendemmia 2017 ha fatto una scelta coraggiosa e non facile: rinunciare definitivamente al termine “Prosecco”, preferendogli “Valdobbiadene DOCG”, definizione comunque prevista da disciplinare, ed applicandolo a tutti gli strumenti commerciali, come packaging ed etichette, e a tutte le azioni di comunicazione sia tradizionale che digitale.
Sta dando i suoi frutti questa scelta? E come?
Anche se, e ne siamo coscienti, si tratta di un percorso che necessiterà di tempo per avere dei risultati, poiché è un processo importante di educazione verso il pubblico, noi proseguiamo con determinazione su questa strada. La comunicazione di questa nostra scelta si unisce ad un messaggio di forte identificazione, unica e non confondibile, con la nostra terra e le nostre radici, che da sempre difendiamo e in cui abbiamo sempre creduto. Stanno iniziando ad esserci i primi riscontri, anche ad esempio da parte della stampa estera, con la quale interagiamo spesso attraverso i digital tasting e altre attività. Riceviamo costanti testimonianze di apprezzamento per quanto abbiamo deciso di fare, elemento che contribuisce a sostenere il livello della reputation aziendale e rinnova la percezione di coerenza tra la nostra filosofia e lo stile ed espressione dei vini che produciamo.
Un messaggio identitario che non si lascia ammaliare dalle mode del momento, a favore di chiarezza verso i propri consumatori e di onestà anche verso il proprio territorio. Un messaggio, anche, di forte fiducia nelle scelte di qualità, magari meno di impatto e sensazionalistiche, di sicuro lungimiranti e premianti nella fiducia sul lungo periodo. Una visione nitida e dagli orizzonti lontani, che ricorda proprio certe giornate cristalline con, davanti agli occhi, il meraviglioso panorama di Valdobbiadene, quello che si può ammirare dalla sala degustazioni della cantina Col Vetoraz.
Per informazioni: accoglienza@colvetoraz.it – www.colvetoraz.it