Desiderio
“L’uomo e la donna sono creazione del desiderio, non del bisogno”, così suggerisce il Dalai Lama.
Sostiamo, allora, sotto il grande albero del desiderio, e scopriremo che vi è una differenza sostanziale tra questo e il bisogno.
Al bisogno si trova facilmente soddisfazione, poiché parliamo del bisogno di cibo, di coprirsi, di riposare, di incontrarsi, di leggere, di informarsi. Esso rimanda a qualcosa di concreto che ci sazia.
Il desiderio ci evidenzia un vuoto, una mancanza esistenziale, quella fame di Essere che ci accompagna da quando nasciamo.
Se la madre risponde al bisogno di cibo, se con il padre provvede alla sicurezza, al desiderio di Essere dobbiamo provvedere noi, ed è impegno di una vita poiché non c’è oggetto, né relazione che sazi del tutto. Il desiderio, se lo sondiamo, ci rivela una mancanza di immenso, e ci fa stare in un cammino di ricerca continua: occhi e sensi allertati, orecchie aperte a raccogliere i suoni, le voci e le parole che ci parlano, che si fanno eco nel profondo.
Non saranno il Fast Food spirituale, culturale e relazionale, e nemmeno la ricerca di rivivere forti emozioni già vissute, che riempiranno la mancanza che avvertiamo, che peraltro sembra a fondo perduto, almeno in un primo momento.
Dobbiamo tornare allo Slow Food, ai tempi lunghi della preparazione: dalla scelta degli ingredienti, allo sminuzzare; dal riscaldare la teglia, al cuocere lento; dal rosolare, all’insaporire; dall’offrire, all’assaporare; dal gustare, al masticare, al deglutire per godere delle sostanze di ogni esperienza! È l’attesa che dobbiamo accettare di vivere, il tempo dedicato, scelto, vuoto, riservato per riconoscere il desiderio, e ci vogliono scelte che lo ascoltino, scelte alimentari, relazionali, culturali, spirituali.
Fondamentale la cura della nostra alimentazione, perché un corpo sano libera e facilita i canali preposti all’ascolto. Con il mal di testa o di stomaco non è facile ascoltare altro, seppur profondo! Camminare nella natura ci dà ossigeno e libera mente e cuore donando loro spazi ampi.
Le relazioni, beh, certo che sono importanti: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” si può leggere anche “Dimmi con chi vai e ti dirò quale pensiero ti circola dentro”, se ci è d’aiuto per Essere o meno! La compagnia dell’altro, dell’altra, con i discorsi che si fanno, con i pensieri che si condividono, è alimento non secondario per la nostra persona.
A volte possiamo essere costretti a prendere le distanze da una relazione che ci opprime, ci è di ostacolo nell’essere ciò che siamo veramente, ci impedisce di emergere, non inteso qui come prevalere sugli altri, ma come portarlo in superficie in modo che ci possiamo riconoscere.
Anche dalla cultura, dal pensiero corrente nella società, a volte dobbiamo considerare di allontanarci, perché non ci permette quella libertà e quella divergenza che sono rispetto della nostra originalità, del nostro essere diversi.
“Siamo diversi perché fatti di poesia” afferma Giorgio Marangoni in Anna che sorride alla pioggia. Sì, siamo diversi, non cloni, non omologati come a volte ci è chiesto per essere ben accetti in famiglia, a scuola, nel lavoro, etc…
Anche in ambito spirituale dobbiamo fare scelte che ci aiutino ad essere sempre più umani. E distinguo, come ben fa Moni Ovadia, religiosità da spiritualità: mentre la prima riferisce ad una serie di norme, la seconda ci mette in sintonia con ogni essere vivente, con il creato; ci fa riconoscere come parte di un tutto molto più grande, il cui mistero ci è dato di intuire solo per minime particelle, e di fronte al quale, anche dopo duemila e più anni, siamo ancora infanti.
Dobbiamo dare ascolto al nostro desiderio, crederci, alimentarlo, con cibo fresco, non stantio, non riciclato, né omogeneizzato: anche il “si è sempre fatto così” deve cedere il passo ad un modo di fare che risponda all’uomo e alla donna di oggi, al loro desiderio, ed è responsabilità che ciascuno deve assumere per sé e per tutti!
Le scelte che facciamo generano un percorso, sono sostegno in quel processo di ricerca che ci porta vicino alla soddisfazione del nostro desiderio, vicino… perché come dice il poeta Clemente Robora:
“Qualunque cosa dica o faccia
c’è un grido dentro
«Non è per questo,
non è per questo»”.
La nostra realizzazione è sempre oltre, e quando pensiamo di aver raggiunto la meta del nostro desiderio, di poter sostare quieti, di abbandonare il cammino, Eugenio Montale ci suggerisce che
“Sotto l’azzurro fitto del cielo
qualche uccello di mare se ne va
né sosta mai,
perché tutte le immagini portano scritto
– più in là”.
Per Giacomo Leopardi l’uomo e la donna di desiderio sono coloro che sentono che le cose, tutte le realtà che abbracciano, che toccano, sono non bastanti.
Per questo ci dobbiamo allenare a vivere in una tensione in avanti che fa godere di tutto sapendo che tutto porta dentro la scritta “non fermarti a me, va oltre”.
Il desiderio è costitutivo del vivente, per questo egli cammina senza mai fermarsi, consapevole che “un vero viaggio non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi!” (Marcel Proust).