La magia del Teatro Da Ponte
Una proposta artistica che fa bene davvero a tutti: è questa una ulteriore magia portata in scena dall'Accademia Teatrale Da Ponte (Vittorio Veneto, TV).
La meraviglia del teatro, capace di incantare a ogni età, rappresenta un fiore all’occhiello della creatività umana, fin dall’antichità. Racchiude emozioni e capacità mnemoniche e di interpretazione, espressività e coinvolgimento, senza contare l’essere metafora di vita, arte oratoria, spesso più vivida della stessa realtà. Nel vittoriese ha le sue radici una accademia di rara combinazione tra senso di appartenenza al territorio e bravura riconosciuta in tutto il panorama nazionale per i suoi attori, sceneggiatori, registi ed insegnanti: è l’Accademia Teatrale Da Ponte. Si può considerare un luogo dell’anima, prima che realtà formativa, una sorta di rifugio in cui, ritrovandosi a condividere (in presenza) spazi e vite, ci si scopre tutti parte di una medesima comunità. Un coinvolgimento catartico, prima ancora che quanto portato in scena assolva a questa sua e propria secolare funzione. Abbiamo parlato del nuovo assetto, delle motivazioni per andare a teatro (se dovessero servire) e di molto altro nell’intervista a Edoardo Fainello, attore, regista, docente e direttore dell’Accademia Teatrale Da Ponte.
Buongiorno Edoardo, grazie per il vostro grande operato. Dopo questi primi mesi di attività con la nuova presidenza e organizzazione, per quanto in sintonia con la precedente, quali sono i cambiamenti che avete rilevato e quali, soprattutto, i progetti in campo per questo nuovo anno?
Grazie al cambio di marcia, potendo distribuire il lavoro in base a competenze e soprattutto interessi, siamo riusciti ad ottenere risultati che da tempo aspettavamo: in primis la gestione del teatro Da Ponte, che rappresenta l’ultima tessera del mosaico che va a comporre il nostro progetto, che ormai ha 13 anni.
In base poi alle nuove possibilità che si sono concretizzate, il Ministero della Cultura ci ha riconosciuto come Impresa Teatrale, includendoci quindi nella formula Art Bonus, che consente a privati e aziende di sostenerci ottenendo in cambio un credito di imposta, operazione che, se le aziende del territorio vorranno per l’appunto aiutarci, ci consentirà di potenziare ancor di più l’offerta artistica.
E se dovessimo spiegare alle persone perché venire a teatro al Da Ponte, cosa può rispondere tra le tante motivazioni?
Perché andare a teatro è un rito che fa bene a tutti: è proprio l’atto di interessarsi alla programmazione, acquistare il biglietto e organizzare la serata che dà senso al tutto, per quello è sempre sbagliato paragonare lo spettacolo dal vivo con altre forme di intrattenimento. Compiere questo rito al Teatro Da Ponte è forse ancor più bello, poiché quello che facciamo, la programmazione che offriamo, è pensata non solo per chi è già abituato alle proposte teatrali, ma anche e soprattutto a chi a teatro non ci ha mai messo piede, magari perché l’ha sempre immaginato come un luogo noioso, oppure appartenente a un certo modo “radical chic” di concepire l’intrattenimento. Invece noi facciamo un teatro popolare, nel senso più alto del termine, lo stesso senso che spingeva autori come Shakespeare, Goldoni e De Filippo, per citarne solo qualcuno, a creare opere che piacessero a qualsiasi classe sociale, a qualsiasi grado di istruzione. Perché il teatro ha questa funzione magica: unisce le persone, elimina le differenze, fa in modo che alla fine ci si trova tutti assieme a tenere il fiato sospeso, a scoppiare in una risata, a piangere le stesse lacrime del protagonista sulla scena. E per finire, il biglietto al Teatro Da Ponte è pensato per tutti, così come la programmazione, che comprende anche una rassegna ricchissima per bambini e famiglie.
Davvero, la vostra proposta è vasta, preziosa. Quale considerate un classico che attraversa la storia stessa del teatro e che voi proponete con una vostra cifra stilistica?
Senza ombra di dubbio il “Sogno di una notte di mezza estate” è il nostro spettacolo più rappresentativo, poiché parte da un testo che già da solo contiene tutti gli elementi del teatro dall’antica Grecia ad oggi. Inoltre è il testo in assoluto più divertente di Shakespeare, il pubblico rimane stupito dal grado di comicità che ancora oggi è in grado di generare, con un ritmo pari, se non maggiore, a quello a cui è abituato il pubblico televisivo o cinematografico. Nella nostra versione inseriamo tutto quello che fa parte della nostra formazione: la recitazione, la musica, il canto, le acrobazie (ci sono veri e propri numeri da circo all’interno dello spettacolo).
Trattiamo Shakespeare come lo affrontano a Londra, nella sua città, con un misto di riverenza e leggerezza che lo rende ancora oggi un autore ultra-moderno.
Tenete corsi anche nelle scuole dell’infanzia: quali le difficoltà e le sfide premianti di approcciare al teatro bambini così piccoli, in età prescolare?
Le difficoltà non sono tanto nel lavoro in sé, poiché i bambini più piccoli sono affamati di tutto ciò che è comunicazione e condivisione, ma più che altro in alcune chiusure che purtroppo già si riscontrano dalla tenera età. Le nuove generazioni crescono con il terrore di sbagliare, di commettere sempre qualche errore, in una società che premia esclusivamente il più “performante”, facendo loro respirare la competitività già in tenera età. Attraverso il teatro insegniamo invece il contrario, ovvero di come solo il lavoro di gruppo e la comunicazione efficace tra gli esseri umani porti ogni cosa ad evolversi nel modo migliore. E i risultati, in termini di empatia e apprendimento, sono spettacolari.
Dalla sua prospettiva privilegiata, qual è un desiderio per il settore?
Quello che sogniamo è un territorio che si riappropri del teatro come succedeva anni fa. Purtroppo in tutta la zona che comprende Vittorio Veneto, Conegliano, Pieve di Soligo ecc. non esiste più un senso dello stare assieme, del godere dello spettacolo dal vivo, anche i cinema sono in crisi. Ormai le persone come svago concepiscono solo l’andare a bere o a mangiare: che è una cosa bellissima, ci mancherebbe, ma il Veneto è diventato grande nel mondo nei secoli scorsi per altre cose, rispetto al cibo e al vino. Il Veneto era il centro culturale dell’Europa, dove c’era il teatro migliore, gli intellettuali più raffinati, le merci più pregiate che arrivavano da tutto il mondo proprio perché un luogo vivo e ricco di cultura è anche un luogo di scambi economici importanti. Se tutte le città più grandi e più ricche continuano a investire negli eventi culturali e negli spettacoli dal vivo, un motivo c’è. Il territorio della Marca Trevigiana conta quasi un milione di abitanti, con un’estensione simile alle grandi città mondiali. Una visione culturale comune consentirebbe di trasformarla in un centro attrattivo unico in Italia.
Un invito che sembra rivolto a noi, al tessuto sociale, perché è frequentando luoghi come il teatro (da non intendersi come l’edificio, ma come sistema e arte), nonché riappropriandosi di questa raffinatezza intellettuale avvalendosi anche di altre forme d’arte, che è possibile tornare ad alimentare anima, mente e cuore, tre nostre dimensioni che, per quanto meno percepibili nell’immediato rispetto ai piaceri della tavola, chiedono un nutrimento se possibile maggiore.
Per iniziare questo arricchimento l’invito è a consultare il fitto cartellone, in continuo aggiornamento, nel sito del Teatro Da Ponte.
Nel medesimo sito, inoltre, è possibile consultare anche l’altrettanto ricca proposta formativa dell’Accademia Teatrale Da Ponte.