Il Re Leone
Una lettura spirituale
Forse del Re Leone qualcuno si ricorderà la versione degli anni 90, quella in cartone animato, quella di quando eravamo bambini, ma per altri sarà più facile ricordarsi del suo remake, uscito pochi anni fa, nel 2019, con la storia narrata con un meraviglioso realismo fotografico. Quel che però è certo, a prescindere da quale sia la nostra versione preferita, è che il contenuto di questo incantevole racconto non cambia e nemmeno la sua potente forza spirituale. Si tratta di una storia tutta incentrata sulle emozioni, i sentimenti. Allora per chi proprio non avesse visto il film, ecco in poche righe la sua storia:
Gli animali delle “terre del branco” si radunano presso l’imponente Rupe dei Re per celebrare la nascita di Simba, figlio del re Mufasa, ma il fratello del re, Scar, geloso del giovane principe che lo scalza nella sua linea di successione, escogita un piano mortale per poter governare. Nella celebre scena della carica degli gnu, tranello escogitato dal cattivo pretendente al trono Mufasa rimane ucciso e Scar si autoproclama re. La conseguenza del malgoverno di Scar è la carestia e Simba è costretto ad abbandonare le Terre del branco, ma dopo una lunga peregrinazione, giunto all’età adulta Simba torna per affrontare lo zio e finalmente far trionfare la giustizia.
Cuore del film è l’insegnamento sul Cerchio della Vita, immagine per dire che tutti gli esseri viventi sono tra loro legati. È alla luce di questa comunione che Mufasa assicura a Simba “quando non ci sarò più, veglierò sempre su di te, assieme ai grandi re del passato“.
Questo insegnamento è prezioso anche ai nostri occhi e notiamo quante assonanze abbia con quello che i cristiani chiamano la comunione dei santi. Proclamata come un articolo del Credo, potremmo descrivere la comunione dei santi in questo modo: “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri…pertanto, il bene di Cristo è comunicato a tutte le membra e ciò avviene mediante i sacramenti della Chiesa. L’unità dello Spirito, da cui la Chiesa è animata e retta, fa sì che tutto quanto essa possiede sia comune a tutti coloro che vi appartengono ” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 947). Questa comunione alle cose sante e tra le persone sante è un insegnamento molto bello perché è in questa luce che si capisce come i doni personali siano accordati per il servizio e l’utilità comune, ma anche che si è chiamati a sostenersi l’un l’altro, senza distinzione di frontiere e di tempi. Il Ciclo della Vita, di cui parla il re leone è quindi quello che ha il suo unico fondamento nella Vita che è Cristo.
Vi è però anche un altro insegnamento che può essere tratto da questo racconto. Il film narra infatti di un viaggio verso l’autocoscienza e questa consapevolezza di sé la si raggiunge solo quando si diviene veramente consapevoli del legame profondo che ci radica al Cerchio della Vita. La vita passa così da essere una “giostra” che ruota senza fine a un qualcosa che si costruisce, che si assume perché diveniamo consapevoli del rapporto che ci lega agli altri, della responsabilità che abbiamo, del rispetto che merita ogni forma di vita.
Anche la Bibbia testimonia di questo quando ad esempio interroga Caino: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!” (Gn 4,10-11) o ancora quando condanna ogni spargimento di sangue: ” Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto” (Gn 9,5).
Anzi l’esperienza del testo biblico è talmente profonda che quasi ogni versetto del libro della Genesi potrebbe rendere conto della dimensione complessa e fragile della vita. Il racconto di Caino e Abele ad esempio lo fa attraverso un passaggio progressivo di uscita dalla violenza, attraverso l’istituzione rituale, per giungere al disvelamento della misericordia di Dio verso Caino stesso. L’intervento divino che chiude il racconto libera Caino dal dramma del senso di colpa che rende incapace di vivere. A lui che diceva: “Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere“, il Signore risponde imponendo un segno su Caino “perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato“.
Il racconto del Re Leone, non va tanto lontano, ma ci insegna comunque che è prima di tutto nell’amore verso la vita che impariamo il rispetto verso noi stessi e che finalmente diveniamo capaci di assumere delle responsabilità e di realizzare davvero quel che siamo chiamati ad essere nella comunione con tutti i viventi.
Fr. Alberto Maria Osenga
Monastero “SS. Trinità” Dumenza (VA)