La Merla, tra folklore e mito
Chi non ha mai sentito parlare dei “giorni della merla”? Di solito, questo periodo dell’anno non passa inosservato. Vi siete chiesti il perché? Scopriamolo insieme!
Secondo la tradizione, “i giorni della merla” corrisponderebbero agli ultimi tre giorni del mese di gennaio, i più freddi dell’anno. La loro cadenza ce li ricorda un uccello dal piumaggio nero, ospite dei nostri giardini di casa ovvero la merla.
La tradizione fa parte del folklore italiano e si basa sul mito di Demetra e della figlia Persefone. In genere, i volatili erano considerati messaggeri degli dei e la merla appunto, era percepita come l’araldo che annunciava l’arrivo di Persefone (dal regno dei morti), presso la madre Demetra, sulla terra. Analizzando il mito, scopriamo che: se i giorni della merla sono freddi, Persefone arriverà in ritardo dalla madre e quindi la primavera sarà bella. Nel caso contrario, se gli ultimi giorni di gennaio saranno miti, allora l’inverno sarà più lungo, poiché Demetra vedrà la figlia più tardi.
La leggenda, arrivata fino a noi, narra che una volta i merli fossero bianchi. Una merla decise di fare provviste per il mese di Gennaio durante il quale, l’anno precedente aveva sofferto molto la fame. Si procurò così una buona scorta di cibo che le sarebbe durata per tutto il periodo, che allora aveva solo 28 giorni.
Terminato il mese e così le scorte alimentari, la bestiola uscì dal nido con la sua prole. Il suo piumaggio la confondeva con la neve rimasta a terra e lei, credendo ingenuamente di essere scampata al freddo, cominciò a cantare felice. Il mese di Gennaio però si risentì. Chiese a Febbraio di prestargli tre giorni e scatenò il più rigido degli inverni. La creatura alata cercò per se e i suoi piccoli un nuovo rifugio e lo trovò in un camino. Quando finalmente il freddo cessò, la merla tornò all’esterno. Era il primo giorno del mese di Febbraio e il glaciale freddo era ormai lontano. Ben presto si accorse che vi era stato un cambiamento sul suo piumaggio. A causa della fuliggine prodotta dal camino dove era rimasta per proteggersi, le sue piume una volta candide, erano diventate grigie e lo sono ancora adesso, al contrario di quelle del suo compagno che presentano un nero brillante.
Anche oggi come allora, vedere queste piccole creature alate, aggirarsi tra i cespugli dove iniziano a costruire i loro nidi, o sui nostri balconi, ci incuriosisce e nello stesso tempo rassicura. La loro presenza positiva indica lo scorrere delle giornate, delle stagioni e il possibile arrivo di temperature meno rigide. Inoltre ci aiuta a riflettere sui nostri comportamenti per adempiere agli scopi che ci prefissiamo. Secondo il significato dato dal folklore, udire cantare un merlo, infonde molta serenità, dolcezza e speranza per il giorno che nasce o che finisce. Infatti non è un caso che il suo melodioso canto avvenga proprio al sorgere del sole e verso il tramonto. Diffondendosi nell’aria e arrivando ovunque, esso sembra riportarci verso un’altra dimensione: quella della meditazione sulla nostra esistenza terrena. Sembra una lode di ringraziamento al Signore (il sole che sorge e tramonta) per lo scandire delle ore del giorno che abbiamo trascorso e che infonde serenità e coraggio per la notte che affronteremo.