Ricordati di santificare le feste
…una scia per la felicità…
Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né te né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
Anche questo è un comandamento con molteplici significati e spesso può creare confusione. Per la modalità con la quale, a suo tempo, mi era stato trasmesso il suo significato, ho sempre creduto e ritenuto che fosse un invito a partecipare alla Santa Messa e qualora non fosse possibile dovrei sempre presentare il mio pentimento in confessione: per la verità, con qualche perplessità ma in devota obbedienza.
In realtà il Padre che ha fatto giuste tutte le cose ci esorta al giorno di riposo totale perché solo attraverso la pace dei sensi fisici ed il riposo della mente si riesce ad ascoltare la saggezza del cuore che ci accompagna a scandagliare le nostre opere o azioni e pensieri affinché possiamo renderci consapevoli di ciò che abbiamo fatto, per correggerci o comunque riproporci in modo migliore verso noi stessi, i nostri fratelli, la vita… È soltanto il riposo del corpo e della mente che trasmuta le fatiche e le sofferenze umane e pone a ciascuno l’opportunità di evolvere, dare un senso al passaggio terreno…
Ma per rendere giustificabile ed incentivante l’osservanza di questo suggerimento, portandolo nel nostro quotidiano, pensiamo per un attimo a ciò che noi celebriamo ogni giorno per festeggiare o ricordare svariati momenti, positivi o non: compleanni, nascite, celebrazione dei sacramenti (dal battesimo al matrimonio), defunti, ma non da meno ogni commemorazione per esempio in ricordo di incidenti, guerre, attentati o una catastrofi naturali…
Per semplificare la comprensione, mi piace spesso ricordare la grandissima Madre Teresa di Calcutta che ha vissuta gran parte della sua vita in paesi molto poveri, soccorrendo ogni bisognoso, in mezzo a lebbra e pestilenze, ma con sincerità lei diceva: Se mi chiedessero di partecipare ad una marcia contro la guerra io non andrei, ma se mi chiedessero di marciare a favore della pace io sarei in prima linea. Madre Teresa senza tanti studi aveva compreso una metafora molto importante: festeggiare ogni occasione di gioia, di pace, di serenità, di Amore manda messaggi all’universo che si impegnerà a dargli forza e a produrne degli altri. Alla stessa maniera se ricordiamo i momenti tristi della vita comunichiamo con l’universo, che non riconosce il positivo e il negativo, perciò darà ugual potere anche alle cose negative e si impegnerà a produrne ulteriormente. L’atteggiamento migliore che possiamo avere, per onorare questo terzo comandamento, è impegnarsi a festeggiare ogni cosa bella e tralasciare alla dimenticanza ogni avvenimento triste. Certo, i fatti negativi portano evoluzione e consapevolezza; questi sono necessari al nostro cammino, ma, una volta superati, possiamo ringraziare e proseguire riconoscenti per quanto ottenuto senza per questo dover ricordare ciò che per raggiungere nuovi obiettivi ci ha fatto soffrire, con il forte rischio di incontrarli nuovamente nel nostro cammino. Allora il nostro impegno sia a favore della celebrazione gioiosa di ogni festa!