Un paradiso d’alberi in Calpena
Seguendo l’itinerario “Sulla ciclopedonale di San Vendemiano”, dopo aver oltrepassato la località ai Gai, è ben visibile in Calpena nel parco pubblico di vicolo Pasubio un Celtis sinensis var. japonica, albero nato dai semi della pianta sopravvissuta a circa 1400 metri dall’ipocentro dell’esplosione della bomba atomica di Hiroshima. Quest’albero è stato messo a dimora l’anno scorso nell’intento di lasciare a tutti un messaggio di pace e un’eredità verde (A San Vendemiano, l’Albero della Pace).
Poco più avanti nell’ansa destra del torrente Cervada, in via Montello 14, c’è un terreno di circa 7000mq dove negli anni ’90 Paolo Campo Dall’Orto, all’epoca camionista sempre in viaggio con poco tempo libero, pensò di fare qualcosa di originale: nello spazio verde che aveva ereditato, collocò degli alberi che ora meritano di essere visti.
Nel 1991 cominciò a piantare una Metasequoia, detta cipresso di palude, caratterizzata dalle foglie aghiformi, poi un Liriodendron tulipifera, conosciuto come l’albero dei tulipani, originario degli Stati Uniti; nel 2000 l’albero delle lanterne indiane (Koelreuteria paniculata) e un raro esemplare sempreverde di Cryptomeria japonica, una conifera sempreverde nota come tasso giapponese, e in seguito altri ancora.
Su quel terreno sono cresciute una sessantina di piante che noi adesso andiamo a scrutare.
Paolo c’invita a osservare il particolarissimo Davidia involucrata, albero dei fazzoletti, originario della Cina sud-orientale, così chiamato per i suoi fiori formati da due brattee bianche che in primavera ondeggiano al vento; poco più in là ci sono delle piante aventi foglie a ventaglio o a piede d’anitra, i ginkgo biloba. «Nel mio appezzamento davanti casa ce ne sono cinque – commenta Paolo – Questa è la mia pianta preferita, perché oltre ad essere preistorica e molto resistente, dà il senso della continuità e dell’immortalità dell’albero».
Dietro casa, Paolo ha anche un pozzo profondo, dal quale può prelevare l’acqua per irrigare i numerosi arbusti nel periodo più caldo dell’anno.
«Ho due nipotine, Alice e Adele, che vengono spesso a trovarmi, sia per abbracciare le differenti specie di alberi, sia per giocare qua e là. Per Alice, nel 2012, ho piantato una Sophora japonica, che fa dei fiori bianchi a grappoli dal profumo intensissimo, mentre per Adele, nel 2014, ho piantato una Parrotia persica dal vivace fogliame autunnale. Ogni persona dovrebbe avere e prendersi cura almeno di un albero e crescere con lui!».
Dedicare un albero ad ogni nuova vita ha un significato profondo e duplice: da un lato, è un omaggio all’arrivo di un neonato e una gioia per tutta la comunità; dall’altro, rappresenta la consapevolezza che, solo attraverso gesti concreti, lasceremo un futuro migliore alle nuove generazioni. A supporto di questi bei gesti è stata promulgata nel 1992 anche una legge nazionale: un albero per ogni bambino nato o adottato.
Nell’intento di migliorare la qualità della vita e il paesaggio, anche la Regione del Veneto di recente si è mossa, distribuendo gratuitamente piante ai cittadini con l’iniziativa “Ridiamo il sorriso alla Pianura Padana”.
Gli alberi sono davvero una ricchezza da preservare e implementare, ricordandosi che non basta piantarli, occorre anche prendersene cura, in un reciproco scambio uomo-natura. Quando Paolo si muove, gli alberi fanno da punti di riferimento, e, ovunque si trovi, è attratto da loro perché li considera dei monumenti viventi. «In Africa sono rimasto impressionato dall’immensità dei Baobab con i loro fiori a forma di paracadute bianco – ricorda – Pensate che su uno di questi alberi avevano installato una piattaforma con delle poltroncine affinché i turisti potessero contemplare il tramonto! – e aggiunge – Guardando gli alberi, certe volte, ho la sensazione che essi comunichino tra di loro, in quanto i rami delle stesse specie tendono ed essere sempre più vicini, fino a toccarsi e intrecciarsi, come in un dialogo».
La sua passione si riflette naturalmente in questo grande giardino che ci accoglie, e accoglie chiunque desideri avvicinarsi alla natura: «Le mie piante sarebbero contente di essere ammirate – dice Paolo – e per me è un onore spiegare alle persone la storia e la provenienza di ognuna di loro!»
È un luogo davvero da scoprire. D’estate qui fa sempre fresco, tanto che, in casa, la famiglia Campo Dall’Orto non ha bisogno dell’aria condizionata! Da diversi anni si odono gli uccelli, si vedono i picchi e la mattina, da marzo a luglio, a fare da sveglia è il canto del Cuculo. Se Paolo avesse ancora dello spazio amplierebbe ulteriormente il suo parco e metterebbe a dimora altre piante, ma per il momento si gode la sua “piccola foresta”.
Prima di lasciarci, la moglie Vanda ci rivela: «Un parroco passato di qua ci ha detto che non serve che noi andiamo in Paradiso, perché qui siamo già in un paradiso!»